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Processo fatture false, D’Agostino: c’era sudditanza psicologica verso Renzi padre

 “C’era un fatto di sudditanza psicologica, quello è il padre di Renzi”; “se il padre del presidente del consiglio dei ministri ti fa un’offerta, ti metti a discutere?” Sono alcune frasi intercettate dalla guardia di finanza all’imprenditore Luigi Dagostino, il ‘re degli outlet’. La difesa: nessun vantaggio fiscale né tributario sulle e operazioni contestate.

E ancora : “Dovevo far fare un progettino perché il padre di Renzi mi rompeva”. Il pm Christine von Borries ha fatto  leggere queste frasi dagli atti a un investigatore delle Fiamme Gialle, sentito come teste.

Dagostino, intercettato in auto e in ufficio, le pronunciò nel 2018 sfogandosi nel suo ufficio, parlando di fatture pagate nel 2015 a società dei Renzi dalla Tramor da lui controllata e poi ceduta al gruppo Kering.

Nel 2015 Matteo Renzi era presidente del consiglio dei ministri  e segretario del Pd. Per il pm Dagostino pagò a società dei genitori di Renzi due fatture false da 20.000 euro e 140.000 euro.

Le fatture vennero pagate alla società Party srl (una da 20.000 euro, unica fattura emessa dalla Party srl nel 2015) e alla Eventi 6 (una da 140.000 euro) nel luglio 2015 per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione all’outlet di Reggello (Firenze).

Ma secondo l’accusa tali consulenze non furono fatte, anche se  la Tramor di cui Dagostino fu amministratore saldò regolarmente i due conti.

Poi quando, ormai indagato, alcuni anni dopo, Dagostino viene ‘ascoltato’ dalla GdF che lo intercetta, l’imprenditore pugliese si sfoga anche riguardo agli importi pagati, peraltro giudicati molto più alti del valore delle prestazioni pattuite. Ma, diceva Dagostino – secondo quanto ha letto in aula l’investigatore delle Fiamme gialle -, “il padre di Renzi mi rompeva i c…” per “fare un progettino” che forse valeva 30-40 mila euro (e non 140.000 euro) “ma se sei il padre del presidente del consiglio, cosa faccio, mi metto a trattare?”. Con un altro professionista in rapporti di affari, Dagostino si giustificava di essere rimasto indagato per le fatture dicendo di aver subito “un fatto di sudditanza psicologica, quello era il padre di Matteo Renzi…”.

Il processo ha ricostruito gli incontri annotati nell’agenda di Dagostino con Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli, anche alla vigilia di disposizioni di pagamento della fattura contestata della Eventi 6.

Inoltre, lo stesso testimone ha confermato al pm Christine von Borries che nelle perquisizioni non sono stati trovati né lettere di incarico per le società dei Renzi, né gli studi di fattibilità per i progetti pattuiti, tuttavia i pagamenti vennero fatti.

Le difese nei loro interventi hanno fatto rilevare che le società dei Renzi non ebbero nessun vantaggio fiscale e che fu, anzi, pagata l’Iva. “Oggi il processo ha provato l’insussistenza giuridica del fatto contestato – ha commentato l’avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi – poiché non c’è stato nessun vantaggio fiscale né tributario su queste operazioni, cosa che è l’essenza del reato di falsa fatturazione”. Per l’avvocato Sara Gennai, difesa Dagostino, ha evidenziato che “nel processo non viene integrato il delitto di fatturazioni false per operazioni inesistenti”.

“Le intercettazioni ambientali eseguite nei confronti di Dagostino e le testimonianze raccolte dimostrano come il lavoro svolto dai Renzi sia reale. Le società hanno poi correttamente assolto ai pagamenti delle imposte: nessun euro evaso, né danno per l’erario. La difesa giudica quello di oggi un punto importante e a favore degli imputati”. Così  poi in serata il collegio difensivo di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, formato dagli avvocati Federico Bagattini, Francesco Pistolesi e Lorenzo Pellegrini, esprime “soddisfazione” per l’andamento dell’udienza odierna davanti al tribunale di Firenze dove si sta celebrando un processo per fatture false dove i genitori di Matteo Renzi sono imputati insieme all’imprenditore Luigi Dagostino.

 

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