È stato chiesto il processo col rito immediato per i 5 cinesi arrestati per tentato omicidio nel mese di luglio, con l’accusa di aver accoltellato un loro connazionale di 42 anni nell’ambito della “guerra delle grucce”. Questa lotta fra orientali per imporre alle aziende l’acquisto dei loro supporti per abiti è il segnale più evidente della presenza della criminalità organizzata nell’economia illegale che ammorba il distretto del fast fashion di Prato. Per capire la dimensione del fenomeno – che genera violenza e tentativi di omicidio – è sufficiente citare due dati: la lotta per l’imposizione delle grucce alle ditte è al centro di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia; la produzione delle grucce, secondo stime dei sindacati, muove in città ricavi per 100 milioni di euro milioni d’euro l’anno.
Nei giorni della crisi della moda vengono a galla tutte le contraddizioni dell’economia illegale all’interno del distretto del fast fashion. E anche la giustizia fa emergere i risultati delle proprie indagini. La Procura di Prato ha infatti chiesto che vengano processati col rito immediato 5 cinesi che erano stati arrestati per tentato omicidio nel mese di luglio: sono accusati di aver accoltellato un loro connazionale di 42 anni all’interno di un night club, il “Number One” di via Scarlatti. All’origine dell’aggressione – secondo gli investigatori – ci sarebbe la cosiddetta “guerra delle grucce”, un violento contrasto all’interno della comunità orientale per il controllo della produzione e della vendita delle stampelle utilizzate nei pronto moda cinesi.
Il procuratore Luca Tescaroli, dopo aver chiuso le indagini, ha fatto il punto sulla vicenda. L’aggressione al cinese, già condannato per un omicidio commesso nel maggio 2006, è avvenuta il 6 luglio poco dopo le 3 di notte: le telecamere del locale mostrano l’uomo che viene stordito con una bottiglia e poi raggiunto da numerose coltellate al ventre da parte di alcuni connazionali. L’uomo ha rischiato di morire ed è ancora ricoverato all’ospedale Santo Stefano dopo diversi interventi chirurgici.
Era stato lasciato agonizzante in via Marsala e all’inizio si pensava alla vittima di un incidente stradale. Dopo essere riuscita a risalire all’identità di uno degli aggressori, la polizia ha seguito le tracce lasciate dal suo telefono cellulare sino ad arrestare tutti presunti responsabili che erano fuggiti in Calabria e in Sicilia: ora attendono in carcere la decisione sul rito immediato del processo chiesto per loro.