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‘Prospettive con orizzonti’: l’opera, a cielo aperto, di copertura della sala Zubin Mehta

Firenze, un sito archeologico metafisico, una cava di marmo in cui è scavata una trincea utile all’estrazione del minerale: si presenta così al visitatore ‘Prospettive con orizzonti’ dell’artista Alfredo Pirri.

L’opera ‘Prospettive con orizzonti’, a cielo aperto, è di copertura della sala Zubin Mehta, il nuovo auditorium del Teatro del Maggio musicale fiorentino. Sul tetto dell’auditorium, l’opera è stata realizzata su committenza del Comune di Firenze, dalle imprese Sac (della famiglia Cerasi) e Igit e progettata dallo studio Abdr Architetti Associati.

Il progetto, è stato spiegato durante la presentazione, si sviluppa su una superficie di circa 2.270 metri quadrati: l’opera sarà visitabile gratuitamente dal pubblico, su prenotazione, in tutte le domeniche dei mesi di gennaio e febbraio (alle 11), a partire dall’8 gennaio.

“Il significato principale dell’opera – ha detto Pirri – è creare un dialogo con la città su più fronti, sia su quello moderno che antico. È una sfida alla città, nel senso di proporre un lavoro contemporaneo dentro un momento di transizione della città stessa, transizione che riguarda anche l’Italia. Per me è una soddisfazione, come artista e come persona: per me Firenze è un punto di riferimento importante”.

Il soprintendente del Maggio Musicale Fiorentino Alexander Pereira si è detto “molto felice che questo teatro, pezzo per pezzo, si presenti sempre più concreto”, il sindaco Nardella ha parlato di “progetto artistico straordinario, credo unico del genere in Italia.

L’opera di Pirri che sovrasta la sala Zubin Mehta è un luogo vivibile dove si può transitare, che gioca col panorama mozzafiato del centro storico di Firenze, con la cupola del Brunelleschi.

È un dialogo a distanza tra questo nuovo quartiere della cultura e il centro storico. Mettiamo insieme musica e arte in quello che sta diventando il quartiere dell’arte e della cultura”. Per Emiliano Cerasi, titolare di Sac, la donazione dell’opera è “un modo per lasciare un segno alla città di Firenze, per lasciarle qualcosa”.

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