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Prostituzione, Firenze: 4 arresti per tratta e riduzione in schiavitù

Le vittime, anche minorenni, erano costrette a ‘vendersi’  tra Prato, Calenzano e Sesto Fiorentino.

Il gip Gianluca Mancuso ha ordinato l’arresto per quattro donne – tre in carcere, una incinta ai domiciliari – accusate a vario titolo di tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù di giovani africane, anche minori, costrette a prostituirsi a Prato, Calenzano e Sesto Fiorentino.
E’ il risultato di un’inchiesta della Dda di Firenze, con indagini della squadra mobile di Prato, in cui sono stati ricostruiti i passaggi dall’Africa di almeno 12 ragazze, obbligate a lasciare i loro villaggi seguendo le vie dei trafficanti di uomini attraverso il deserto, fino alla Libia e
poi, via mare, in Italia.
In carcere ci sono 4 donne, tutte di origine nigeriana  la maman, 48 anni abitante a Pistoia, e una complice residente a Prato, 43, mentre per una ‘reclutatrice’, 48, residente a Castiglione del Lago (Perugia) ma che vive in Inghilterra, c’è un mandato di cattura internazionale. Ai domiciliari a Pistoia la figlia 24enne della ‘maman’. La polizia inoltre cerca una madame ‘francese’ contatto Oltralpe dell’organizzazione.

Indagine ha avuto inizio nel febbraio 2016 ed è partita dalla segnalazione della presenza di
un appartamento a Prato, zona Iolo, abitato da una donna nigeriana e dalla figlia, all’interno del quale si alternavano giovani ragazze nigeriane che si prostituivano a Calenzano, paese vicino.
La squadra mobile di Prato pertanto appurò che in effetti due donne, in concorso con altre sempre di origine nigeriana, reclutavano in Nigeria giovani e giovanissime ragazze, anche
sotto i 18 anni, per le quali organizzavano e pagavano il viaggio verso l’Italia, della durata di alcuni mesi, attraverso la Libia e poi con scafisti fino alle coste italiane.
Prima della partenza, le giovani venivano sottoposte a riti ‘voodoo’, e una volta giunte in Italia, venivano costrette a prostituirsi, consegnando integralmente il provento del loro
lavoro alle ‘maman’ fino all’estinzione del debito che a seconda dei casi, veniva quantificato in cifre dell’ordine dei 30-40.000 euro a ragazza. Il loro percorso era ‘monitorato’ dalle indagate nella sua interezza. Nel caso di una giovane nigeriana, orfana
di padre, senza lavoro e a carico della madre, che ha altri figli più piccoli, la polizia ha scoperto che venne reclutata dalla 48enne di Pistoia che andò apposta nel suo villaggio,
Egbean, in Nigeria, e la sottopose al rito di un santone. Poi le dette i soldi del viaggio gestito dai trafficanti nel deserto e in Libia, dove la giovane rimase due settimane in un ‘ghetto’ in attesa del suo turno per salire su un barcone. Sbarcata in Sicilia, fu assegnata a un Cas di Pisoniano (Roma) dove la maman le impartiva istruzioni via cellulare. Tra queste, cosa doveva dire, anche mentendo, alla Commissione per i richiedenti asilo
così da poter avere il permesso di soggiorno e lasciare il centro. Con questi espedienti la maman 48enne riuscì a farla uscire dal Cas e a portarsela a Prato per farla prostituire.
In generale, dall’inchiesta emerge che le famiglie in Nigeria erano ben consapevoli del destino delle loro figlie in Italia. A Prato se le ragazze non rispettavano le ‘regole’ di
prostituzione delle maman venivano sottoposti a metodi violenti per riportarle all’ordine. Stamani le indagate, residenti in Italia, al momento degli arresti erano in casa, in compagnia dei figli, quasi tutti minorenni e quindi affidati ai servizi
sociali. Il gip ha deciso gli arresti per il pericolo di ‘reiterazione dei reati’ da parte delle donne, misura valutata anche come “proporzionata alla gravità dei fatti”.

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