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Quali sono gli effetti del caldo sul coronavirus?

Epidemia coronavirus anticipato du Twitter

Intervista con il prof. MASSIMILIANO FAZZINI Climatologo dell’Università di Camerino e Coordinatore del Gruppo di esperti sul “Rischio Climatico” della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA). Fazzini che, in piena fase acuta è stato in “trincea” coordinando ben tre aree di emergenza in Lombardia

“Dallo studio effettuato dal mio team multidisciplinare comprendente esperti e accademici delle Università Bicocca di Milano, Roma Tre e Chieti-Pescara, è emerso che solo il Sole fa scemare il Coronavirus ma appena del 26% e che il rischio resta perché non incidono in modo significativo sull’involuzione della pandemia sia il clima caldo che primaverile. L’interazione statistica tra pandemia e ambiente fisico sarebbe con molta probabilità da ricercare con la densità di popolazione e soprattutto con la densità di attività del terziario, particolarmente diffuso nelle aree a maggiore evoluzione pandemica della regione e nel modo di socializzare. Dunque il virus in Estate scemerà ma bisognerà stare attenti. Non è escluso che possa ulteriormente scemare oltre i 27 gradi ma siamo in un campo minato, nuovo e per questo stiamo continuando la ricerca”. Lo ha affermato Massimiliano Fazzini Climatologo dell’Università di Camerino e Coordinatore del Gruppo di esperti sul “Rischio Climatico” della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).Fazzini che, in piena fase acuta è stato in “trincea” coordinando ben tre aree di emergenza in Lombardia, ha guidato il team multidisciplinare – accademico formato da importanti esperti della Bicocca di Milano, Roma Tre, Università di Chieti – Pescara e Università di Camerino, nell’importante ricerca che ha messo in relazione l’andamento della pandemia con le variazioni climatiche.  La ricerca è in corso anche su altre aree dell’Italia.

“Si tratta di uno studio annunciato nei mesi scorsi, del quale abbiamo ora i risultati avanzati e che ha messo in relazione clima, morfologia e coronavirus – ha continuato Fazzini – al quale hanno partecipato geografi, virologi ed altri specialisti sanitari – prossimo ad essere inviato per la rilettura sulla prestigiosa rivista “Science of the total Environment”. Dall’analisi dei dati climatici ed epidemiologici giornalieri relativa al bimestre 20 febbraio – 20 aprile effettuata su situazioni rappresentative dell’area più intensamente colpita dalla pandemia nel territorio lombardo si evincerebbe una scarsa dipendenza dell’evoluzione epidemiologica rispetto a tutte le variabili climatologiche normalmente misurate presso le più moderne ed attrezzate stazioni di rilevamento meteo-ambientali disponibili.

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