Se si fossero immaginati degli stalli futuristici, ‘in contrasto’ , e non ‘appoggiati’, all’estetica del centro, probabilmente avremmo avuto un effetto certamente straniante, d’impatto, ma in grado di avere un rapporto più armonico (nella negazione) con gli stilemi così eterogenei già presenti in quella piazza
La vicenda dei pali della tramvia a SMN è surreale: il sovrintendente scarica la colpa sul predecessore, l’amministrazione sulla soprintendenza, i cittadini sul Comune, i contrari alla tramvia sulla tramvia, i favorevoli alla tramvia comunque sulla tramvia che va bene ma non lì (e allora dove?). Poi ci sono i cinici, gli agnostici, quelli che ‘tanto peggio tanto meglio etc”: copione già visto.
Io ho una sola certezza: l’errore (perché di errore si tratta, sotto tutti i punti di vista) è dovuto ad una ‘visone’ sacrale della città per cui i pali si fanno modello colonne brunite a riecheggiare il bronzo o il metallo metallo di chissà quale immagine ‘passatista’ e accomodante (normalizzata)….Del Rinascimento?…Del Medioevo? Boh. Con quel bell’adesivo con il giglio a contrasto poi, non sia mai qualcuno non capisse che siamo a Firenze!
Se si fossero immaginati degli stalli futuristici, ‘in contrasto’ , e non ‘appoggiati’ ,all’estetica del centro, probabilmente avremmo avuto un effetto certamente straniante, d’impatto, ma in grado di avere un rapporto più armonico (nella negazione) con gli stilemi così eterogenei già presenti in quella piazza; in cui in un attimo si passa dal razionalismo, al classicismo, al moderno, al Gotico, al postmoderno, al finto rinascimentale etc etc.
Del resto, quella che oggi viene celebrata come intoccabile (la Stazione di Michelucci) a suo tempo venne osteggiata in tutti i modi perché era vista come un affronto alla sacralità del gotico severo di Santa Maria Novella. Che però, sul davanti, ha una facciata Rinascimentale bellissima, in gran parte scritta, stilisticamente, da quel genio di Leon Battista Alberti, che non si preoccupò per nulla di essere in contrasto con le strutture preesistenti su cui andava ad incidere. Così come nessuno si preoccupa che, in realtà, la facciata fu poi finita, come tante altre che noi chiamiamo ed immaginiamo Rinascimentali, solo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Perchè, come dicevamo qualche giorno fa, solo le città morte non si trasformano e non hanno il coraggio di innovare. Va fatto con cura , naturalmente, ma anche con ambizione.
Ma siamo nella città che non riesce a realizzare l’uscita di Isozaky, che ha abbattuto la pensilina di Toraldo di Francia (proprio lì), e che protesta per mesi su una scultura (temporanea) in p.za Signoria. O sul fatto che in un parcheggio (in un parcheggio) sia stato messo l’asfalto invece che la pietra finto antica: cosa ti vuoi aspettare? ….
Domenico Guarino