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Quel che i ballottaggi (non) dicono

comunali

Il successo della destra-centro alle amministrative  è stato decretato dal 50% del 40% che si è recato alle urne. In pratica da 1/5 della popolazione: un’ esigua minoranza. Nonostante l’abbaiare contro i diversi, gli immigrati e via discorrendo.

Questo significa che, prima ancora della crisi della sinistra (o del centrosinistra), esiste una crisi profonda della politica: se non si capisce questo si rischiano deduzioni ed analisi sbagliate. Spetta alla sinistra convincere di nuovo le persone che la politica è lo strumento per migliorare le proprie condizioni di vita. Altrimenti trionfa il risentimento. E sul risentimento la destra prospera.

I primi segnali tuttavia non sono incoraggianti: nell’incapacità di fare un’analisi serena della sconfitta, cosa che  dura oramai da anni, si sta purtroppo  affermando l’idea subdola e pericolosissima che la sinistra   abbia perso perché è stata ‘troppo tenera sull’immigrazione, sulla sicurezza, sui Rom’.

Ora (a parte che non è proprio vero, e che se del caso la sicurezza del Paese deve essere garantita dalle forze dell’Ordine, non certo dai Partiti)  costruire una sinistra più razzista non la renderà nè vincente nè migliore, ma solo uguale a certa  destra. Cioé ugualmente razzista.

Le vere ragioni della sconfitta sono in realtà altre: gli errori sono stati aver regalato la questione morale al M5S e gran parte della questione sociale   alla Lega.

L’altro errore è stato aver letteralmente è stato smantellato i partiti.

La Lega, ad esempio -e anche M5S per alcuni versi-  è oramai un  partito solido e strutturato. In particolare, come dice Leonardo Latini, il primo sindaco della Lega a Terni, storica roccaforte della sinistra “sembra il vecchio Pci: bisogna fare militanza, è difficilmente scalabile dai signori delle tessere, si avvertono delle fondamenta solide, una struttura forte” .

La sinistra ha invece puntato sul ‘partito liquido’. Che da liquido è diventato gassoso. Ed alla fine  è evaporato , addirittura.

Da dove si riparte dunque? Dal bisogno di rassicurazione che esprimono le persone, come sempre: lavoro, casa, sanità, istruzione, pensioni, previdenza.

Alla Bekaert di Figline Valdarno ci sono 320 posti di lavoro a rischio cancellazione (più 100 nell’indotto). Non li hanno ‘rubati’ gli ‘immigrati’ o ‘i Rom’ ma il capitalismo predatorio. A questi lavoratori, che arrivi un barcone in più o in meno non gli cambia proprio niente. Solo che il governo tace, Salvini non twitta, la stampa non ne parla. Il problema non esiste.

A noi il compito di affrontarli, questi problemi, e risolverli. Il resto verrà da sè.

DG

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