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Caritas Toscana, 28mila persone incontrate, 30% ‘nuovi poveri’

Rapporto Caritas: oltre 28 mila persone fragili si sono rivolte nel 2023 a centri e servizi delle Caritas toscane, con un piccolo aumento rispetto all’anno precedente. Di queste, quasi il 30% sono “nuovi poveri” arrivati per la prima volta. Quasi il 40% ha figli. Alcuni hanno un lavoro, con un reddito che non è sufficiente per i bisogni del nucleo familiare. Molti hanno un basso livello di istruzione. Per il vescovo Vaccari un invito a “non abbassare la guardia” sulle povertà.

Nel 2023 le Caritas della Toscana hanno incontrato 28.203 persone fragili, 61 in più rispetto al dato dell’anno precedente (con un incremento dello 0,2%), dopo che il loro numero era cresciuto del 20% tra il 2019 e il 2022. Di queste 28mila, il 65% sono stranieri, oltre la metà dei casi sono donne, quasi il 30% sono “nuovi poveri” arrivati per la prima volta, mentre il 39% sono persone conosciute e seguite dalle Caritas toscane da almeno sei anni (le “situazioni croniche”).

E ancora, il 61,2% ha tra i 25 e i 54 anni, e circa il 4% ne ha meno di 25. È quanto emerge dal Rapporto 2024 sulle povertà elaborato dalle Caritas della Toscana, dal titolo ‘Oltre. Sguardi di futuro’, presentato oggi a Firenze. Il rapporto, è stato illustrato da Nicola Orlando e Gabriele Tomei (VoisLab, azienda spin-off dell’Università di Pisa) e da Alessandro Salvi, Dirigente del settore welfare innovazione sociale della Regione Toscana, alla presenza di Mario Vaccari, vescovo di Massa Carrara Pontremoli e delegato della Conferenza episcopale Toscana per la Carità, e di Serena Spinelli, assessore regionale alle politiche sociali della Regione Toscana, e di don Emanuele Morelli, delegato regionale Caritas Toscana.

Il report evidenzia che il progressivo invecchiamento della popolazione toscana si riflette, da un lato, in un incremento dell’età media, dall’altro in un maggior peso della popolazione anziana sia su quella giovanile e quella in età lavorativa. Il quadro dell’economia e della ricchezza della Toscana è attualmente migliore di quello nazionale, ma leggermente indietro rispetto a quello medio dalla Ue a 27. La Toscana si contraddistingue, inoltre, per un rischio di povertà e di esclusione sociale in media più basso di quello nazionale ed europeo. Le persone che incontrano più difficoltà ad accedere nel mercato del lavoro in Toscana sono, da un lato, le persone meno istruite, dall’altro lato, le donne e i giovani.

Le persone con un’occupazione rappresentano il 16% e si rivolgono alle Caritas toscane perché il loro reddito da lavoro non è sufficiente rispetto ai bisogni del nucleo familiare. La maggior parte (il 47%) sono persone che vivono in nuclei familiari, nel 39,5% dei casi hanno figli e nel 25,5% hanno figli minori conviventi. Guardando alla condizione abitative, si osserva che solo una parte contenuta è senza casa e senza tetto (il 3,9%), cui si aggiunge una quota di persone che si procura un tetto con soluzioni estremamente precarie ed insicure (il 2,7%).

“Il Rapporto Caritas 2024 ci dice che in Toscana si sta bene, e allo stesso tempo ci invita a ‘non abbassare la guardia’ – sottolinea Vaccari – perché lo scivolamento verso il basso è sempre possibile per tutti. Perdere il lavoro, avere un ‘lavoro povero’, la rottura del vincolo familiare, la precarizzazione del percorso migratorio… sono solo alcuni dei motivi che le Caritas della Toscana raccontano come cause di impoverimento. Ecco allora la necessità di assumere uno sguardo che ascolta, uno sguardo attento che recepisca con obbedienza ciò che la realtà esprime”. “Anche i dati raccolti dalle Caritas della Toscana ci confermano che la povertà non tende ad arretrare – osserva Spinelli -, anzi, sempre più spesso, si allarga verso nuove povertà. Ad essere prioritari per il nostro Paese sono strategie e investimenti per irrobustire il nostro sistema di welfare e di protezione sociale, nel segno della coesione e dell’inclusione. Il Governo, invece, peraltro mettendo in difficoltà le Regioni e i Comuni e nonostante l’impennata determinata dalla pandemia, è andato nella direzione di combattere i poveri piuttosto che la povertà. Con l’abolizione del reddito di cittadinanza, con il mancato rifinanziamento del fondo per i contributi all’affitto, ma anche non dotando di risorse adeguate quanto previsto dalla legge per la non autosufficienza. Come Regione Toscana continuiamo a fare ogni sforzo possibile per prenderci cura dei bisogni e dei diritti delle persone, lavorando nell’ottica di un welfare di comunità”.

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