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Rave nel Pisano, 6000 persone, forse continuerà fino a lunedì

Rave

Foto di repertorio

Santa Maria a Monte, in provincia di Pisa, potrebbe durare altre 24 ore il rave non autorizzato in corso di svolgimento dalla scorsa notte a Tavolaia, frazione del comune di Santa Maria a Monte, al quale stanno partecipando secondo le ultime stime della questura circa 6mila giovani.

Secondo quanto riferito dai pochi partecipanti che hanno abbandonato l’area il rave dovrebbe proseguire anche per tutta la giornata di lunedì. Il rave party, organizzato su un terreno privato dove insiste un rudere e a distanza dalle poche abitazioni sparse, assicura la questura, “ha creato per ora solo un po’ di caos alla circolazione ieri sera con l’arrivo di centinaia di automobili e numerosi camper che hanno parcheggiato lungo le strade di accesso all’area dove si svolge il rave”.

Sui social network la polizia, che coordina un servizio di ordine pubblico con tre check point per interdire ulteriori accessi e identificare i partecipanti all’uscita, ha scovato alcuni post in lingua francese che pubblicizzano l’evento e al rave sono giunti numerosi veicoli con targa francese e tedesca ma anche di altre nazionalità; oltre ai partecipanti italiani.

I residenti della zona, fin da ieri sera hanno visto arrivare una colonna di auto, camper e tir, hanno lamentato, pubblicando i loro racconti anche sui social, della presenza del ritrovo e di numerosi giovani ubriachi che avrebbero ‘invaso’ anche i giardini di alcune case utilizzando come bagni, con la musica techno, sparata a tutto volume, che si sentiva anche a centinaia di metri di distanza.

Polizia, carabinieri e protezione civile hanno predisposto un servizio straordinario di controllo per cinturare la zona e creare tre check point su altrettante strade di accesso all’area, soprattutto per cercare di evitare problemi di ordine pubblico. Poi si indagherà; per capire chi sono stati gli organizzatori. L’iniziativa, al di là; dei rischi dal punto di vista sanitario, suona come una beffa per i gestori delle discoteche, che da mesi chiedono la possibilità; di riaprire.

“Le discoteche – dice Gianni Indino, segretario del Silb-Confcommercio e leader dei gestori dei locali da ballo della riviera romagnola – in questo momento potrebbero essere un elemento di controllo, potrebbero essere al servizio della comunità ed essere la risposta a tutta questa situazione che sta diventando sempre più; incontrollabile. Noi potremmo essere uno strumento utilissimo per controllare e per mettere in sicurezza la situazione, anche perché si verificano in strada risse, aggressioni e rapine che si insinuano nella voglia di stare insieme dei ragazzi”.

Dalla Romagna al Salento l’amarezza è la stessa. Il sindaco di Gallipoli Stefano Minerva si è fatto interprete dei grandi locali che, in questi giorni, se non ci fosse stato il Covid, sarebbero stati presi d’assalto da migliaia di giovani e che avevano proposto un evento test per provare a riaprire.

“Sono fortemente convinto che le discoteche e i locali da ballo abbiano il diritto di ripartire – dice Minerva – è passato troppo tempo, è trascorso quasi un mese da quell’evento pilota che avrebbe visto Gallipoli protagonista e che sarebbe stato da volano per il settore. È ormai luglio, piena estate, non possiamo permettere che alcune attività restino ferme. Tutti hanno diritto alla ripartenza, a dover lavorare, a garantire un servizio che ormai la società richiede”.

Alla richiesta si è associato anche Giovanni Toti, presidente della Liguria. “Mentre l’Europa balla – dice – in Italia, nonostante il via libera del Cts, non c’è ancora una data per la riapertura delle discoteche. Un settore in ginocchio che merita certezze esattamente come le altre attività che hanno patito le chiusure della pandemia. I dati del Covid ormai consentirebbero di ripartire in sicurezza con il Green Pass e questo tentennamento non fa che incoraggiare feste abusive e assembramenti fuori controllo. Cosa stiamo aspettando?”.

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