Dom 22 Dic 2024
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ToscanaCronacaRazzismo: Fratoianni, presidio Avs davanti a prefettura di Pisa

Razzismo: Fratoianni, presidio Avs davanti a prefettura di Pisa

“Oggi davanti alla Prefettura di Pisa con tanti cittadini solidali con Ibrahima Dieng presidente dell’unità migranti in questa città, un cittadino italiano che vive in questa città toscana da oltre 20 anni, aggredito nei giorni scorsi con una spranga e con insulti di chiaro stampo razzista”. Lo afferma Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi Sinistra parlando con i cronisti a margine del presidio di solidarietà con Dieng.

“Non è un caso isolato, non siamo di fronte – prosegue il leader di SI – ad un episodio sporadico, bisogna che le Istituzioni intervengano, non solo per individuare il responsabile di questa aggressione vigliacca, ma perché si agisca su quella sottocultura e su quella propaganda politica che sdogana e legittima nella società italiana razzismo e xenofobia”.

Sono commosso e ho ritrovato la mia Pisa, che ho sempre conosciuto”. Lo ha detto stamani Ibrahima Dienga, il presidente senegalese dell’unità migranti che ha subito nei giorni scorsi un’aggressione razzista, intervenendo al presidio di solidarietà svoltasi davanti alla prefettura e al quale hanno partecipato un centinaio di persone con tanti esponenti delle forze politiche di sinistra. Dieng lunedì sarà in consiglio comunale per portare la sua testimonianza, dopo avere già ricevuto solidarietà direttamente anche dal sindaco di centrodestra, Michele Conti.

“E’ un episodio molto brutto – ha detto Nicola Fratoianni, leader di Avs anche lui presente al presidio – ma purtroppo non è un caso isolato. In questo Paese si moltiplicano episodi di razzismo esplicito, di xenofobia, aggressioni di stampo neofascista e credo sia arrivato il momento di smetterla di girarsi dall’altra parte e di dire che sono solo casi isolati. Non è così e servono interventi, non basta però la repressione di un crimine, perché di questo parliamo, è una questione politica e culturale: in Italia negli ultimi decenni si è lasciato troppo correre e anzi è stata alimentata una cultura che ha fatto delle differenze l’origine di un pericolo e che ha investito sulla paura. Quindi bisogna cambiare strada prima che sia troppo tardi”.