Ancora qualche giorno per la decisione definitiva sul candidato presidente della Regione Toscana per il centrosinistra alle elezioni del 2020: partiti e movimenti che hanno partecipato alla riunione di ieri del tavolo di coalizione, tenutasi a Firenze, “hanno ritenuto necessario qualche giorno di ulteriore approfondimento sulla candidatura a presidente – si legge in una nota unitaria – tenendo conto anche delle assemblee che alcune forze politiche terranno nel fine settimana”.
La soluzione di una candidatura unitaria “resta l’obiettivo principale, ma è contemporaneamente emersa la disponibilità anche ad effettuare, se necessario, primarie di coalizione”, si legge ancora nella nota, dove si spiega inoltre che “le forze politiche presenti, preliminarmente, hanno esaminato con attenzione la cornice programmatica, frutto di un proficuo lavoro portato avanti da tutti, e l’hanno assunta come base per gli impegni futuri. La definitiva stesura sarà ultimata nei prossimi giorni”.
I nomi di possibili candidati unitari del centrosinistra a presidente della Regione Toscana in vista delle elezioni del 2020 ad oggi sono tre: secondo quanto si apprende, al nome del presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, indicato dal Pd in base al voto unanime della direzione regionale del partito lo scorso 28 novembre, si sono aggiunti al tavolo di coalizione i nomi dell’ex ministra Rosy Bindi e dell’ex ministra Maria Chiara Carrozza, ipotesi avanzate rispettivamente da Europa Verde Toscana e da Sinistra Italiana. La prossima riunione del tavolo, in cui si potrebbe decidere se puntare su un candidato unitario o indire primarie di coalizione, si dovrebbe tenere il 20 dicembre.
I nomi di Rosy Bindi e Maria Chiara Carrozza, proposti da Verdi e Sinistra Italiana non avrebbero però trovato convergenze fra le forze che stanno lavorando alla costruzione della coalizione stessa. E’ quanto riferisce l’Ansa in base a quanto si apprenderebbe da più fonti vicine al tavolo, secondo cui le due ipotesi, dopo una breve discussione, sarebbero uscite dal dibattito del tavolo, non trovando sufficienti convergenze tra partiti e movimenti riuniti.