L’eccidio di piazza Tasso a Firenze avvenne nel pomeriggio del 17 luglio 1944 per opera delle milizie repubblicane guidate da Giuseppe Bernasconi, braccio destro del famigerato comandante delle SS italiane Mario Carità.
A condurre l’azione sono elementi appartenenti alla cosiddetta banda Carità, ovvero al Reparto servizi speciali, fondato da Mario Carità nell’autunno 1943 e formalmente inquadrato nella Guardia nazionale repubblicana.
In quel pomeriggio d’estate, molti abitanti del quartiere fiorentino di San Frediano erano in piazza. Si trattava in gran parte di donne, anziani e bambini dato che i giovani e gli uomini validi erano quasi tutti nascosti per evitare i rastrellamenti. Ad un certo punto si presentò un camion con a bordo alcuni militi repubblichini e, fermatosi all’angolo tra via Giovanni Villani e viale Francesco Petrarca, gli occupanti aprirono improvvisamente il fuoco sulla gente in piazza. L’ipotesi più probabile per spiegare l’efferato atto (i repubblichini non erano stati molestati o fatti segno di atti ostili) fu quella di una sanguinosa ritorsione contro un quartiere, San Frediano, di solide tradizioni antifasciste e sostenitore della Resistenza.
Sotto il fuoco degli uomini di Bernasconi rimasero cinque vittime: Ivo Poli (di soli otto anni), Aldo Arditi, Igino Bercigli, Corrado Frittelli e Umberto Peri; si contarono inoltre numerosi feriti più o meno gravi. Altri abitanti del quartiere furono catturati e di loro si persero le tracce. Solo molti anni dopo, nel 1952, furono ritrovati i loro corpi sul greto del fiume Arno, nei pressi del parco delle Cascine: erano stati fucilati.
La strage è ricordata dal monumento e da una targa posta all’angolo tra la piazza ed il viale Francesco Petrarca. La banda Carità sarà processata nel 1951 dalla Corte d’Assise di Lucca e nel 1953 dalla Corte d’assise d’appello di Bologna; il collegio dell’accusa sarà diretto da Piero Calamandrei.
Nello stesso giorno dell’eccidio fu ucciso anche Bruno Fanciullacci. È una delle figure di partigiano operativo più note e discusse della Resistenza italiana per la complicità nell’assassinio di Giovanni Gentile. Gli è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria e il comune di Pontassieve (Firenze) gli ha intitolato una via, così come quello di Firenze gli ha dedicato lo slargo di via Bolognese, posto davanti a Villa Triste, il luogo dove egli trovò la morte.