Firenze, sciopero dei riders di Just Eat questa sera per “rivendicare migliori condizioni contrattuali e di lavoro” e l’applicazione del contratto nazionale Ccnl logistica e trasporti. Lo rende noto il coordinamento provinciale Firenze e Prato Si Cobas.
I riders si riuniranno poi in piazza Indipendenza. “Noi lavoriamo sotto contratto con Justeat takeaway.com, ma siamo anche i rider di Deliveroo, Glovo, Ubereats, e il motivo è molto semplice – si legge in una nota di Sì Cobas -: la paga e le condizioni contrattuali che ci fornisce l’azienda di cui siamo dipendenti non sono sufficienti ad arrivare a fine mese e garantire la serenità per pagare l’affitto, le bollette, la benzina, per chi ha una famiglia e dei figli.
Questo porta necessariamente a dover trovare un altro lavoro e spesso lavorare sempre come rider ma per le altre piattaforme. Il risultato è un monte di ore elevato, mal distribuito nell’arco delle giornate che non concede tempo per la famiglia e per la propria vita privata”.
“Oggi ci fermiamo perché nelle ultime settimane l’azienda non ha mai risposto alle nostre richieste e alle nostre esigenze seppur importanti o urgenti – spiegano i rider attraverso il sindacato -: in particolare denunciamo che un collega ha sua moglie che sta per partorire e alla richiesta all’azienda di orari consoni alle sue esigenze gli è stato risposto dopo 14 giorni che era impossibile per motivi operativi. Ma non è l’unico ad avere questo tipo di problemi: l’azienda fornisce ormai da due mesi gli orari in ritardo, ci fa programmare la disponibilità del doppio delle ore previste del nostro contratto e poi non le rispetta, ci fa contratti da 10 ore e ce ne fa lavorare anche il doppio o di più quando ne ha bisogno, senza considerare la richiesta di tanti di aumentare le ore contrattuali”.
I lavoratori rivendicano “l’applicazione del nostro contratto, il Ccnl logistica e trasporti”, e “ci dissociamo e diffidiamo dall’accordo integrativo aziendale siglato tra l’azienda Justeat takeaway.com e i sindacati Cgil-Cisl-Uil che riteniamo che peggiori le nostre condizioni contrattuali e di lavoro e che classifichi il mestiere del rider come un ‘lavoretto'”.