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Riforma Costituzione: il PD ci riprova

“Il sì al Referendum era condizione necessaria per tenere aperto il cammino delle riforme” DICE IL SENATORE DARIO PARRINI, primo firmatario della proposta di riforma. Ascolta l’intervista.

Questa mattina nella sede romana del Partito democratico si è tenuta una conferenza stampa, alla presenza del segretario Nicola Zingaretti, per la presentazione della proposta di riforma costituzionale del Pd per superare il bicameralismo paritario, per governi più stabili grazie alla sfiducia costruttiva e per una più forte integrazione e cooperazione Stato-Regioni all’interno del Parlamento. Il senatore Dario Parrini ha elaborato questa proposta insieme a Luciano Violante, Stefano Ceccanti e il professor Enzo Cheli. “Su questa nostra proposta- spiega Parrini- auspichiamo che possa aprirsi un confronto a tutto tondo: con i cittadini, con tutte le istanze del nostro partito, con le altre forze politiche, col mondo accademico e degli esperti.

 

Il disegno di legge si ispira ad un modello di parlamentarismo razionalizzato che ha come scopo quello di rafforzare, coerentemente con i principi iscritti nella Costituzione del 1948, i meccanismi di funzionamento del rapporto di fiducia tra l’esecutivo e le Camere, garantendo una più sicura stabilità al Governo e restituendo al Parlamento il suo ruolo centrale nella definizione dell’indirizzo politico nazionale. In secondo luogo, il disegno di legge propone una puntuale e circoscritta differenziazione tra Camera e Senato in ordine alla composizione, alle funzioni e alle modalità di svolgimento dei lavori delle due assemblee, al fine di migliorare la qualità del procedimento legislativo e meglio rappresentare gli interessi territoriali con riferimento alle decisioni che più incidono sulle competenze delle regioni. Questa proposta punta, infine, a dare coerenza all’insieme delle innovazioni costituzionali iniziate con la riduzione del numero dei parlamentari e in corso di prosecuzione coi cosiddetti correttivi costituzionali già all’esame delle Camere, quali: 1) l’allineamento dell’elettorato attivo del Senato a quello della Camera, per superare un’anomalia democratica che oggi esclude dalle elezioni del Senato i cittadini e le cittadine maggiorenni che non abbiano superato il venticinquesimo anno di età, nonché per favorire il sorgere di maggioranze coerenti nelle due Camere; 2) il superamento della base regionale del Senato per consentire la maggiore rappresentanza di minoranze nelle Regioni piccole e per avvicinare anche sotto questo profilo le possibili maggioranze di Camera e Senato; 3) la riduzione dei delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica in modo da mantenere il rapporto numerico tradizionale con i parlamentari.

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