La tomba è stata scoperta nei giorni scorsi insieme a uno scheletro, punte di frecce e un’ascia, a Guardistallo nel Pisano, la sepoltura risalirebbe al 3500-3000 avanti Cristo. Il manoscritto invece, contiene una Sonata per due violini e basso continuo, scoperto all’interno di un fondo privato cittadino a Pisa.
Riguardo la tomba lo ha confermato il Soprintendente di Pisa, Andrea Muzzi. “Si tratta di un ritrovamento eccezionale che è stato possibile effettuare grazie alla segnalazione di un privato che sul suo terreno aveva individuato alcuni piccoli resti riconducibili a una sepoltura”.
Guardistallo è un piccolo comune della Val di Cecina e già nei primi anni del Novecento furono rinvenute risalenti al periodo eneolitico (3000-2000 a.C.), la cosiddetta età del rame, contenenti principalmente asce, pugnali di rame, punte di freccia che dimostrano come il territorio fosse abitato già in età preistorica. Quei reperti sono conservati al Museo Guarnacci di Volterra (Pisa), mentre quelli ritrovati nei giorni scorsi, conclude Muzzi, “sono stati prelevati dagli archeologi per proteggerli dal rischio o di essere deteriorati dagli agenti atmosferici e si trovano nella disponibilità della Soprintendenza per sottoporli a ulteriori studi”.
Invece, sarà eseguita per la prima volta al mondo anche un’opera di Antonio Vivaldi, scoperta solo ora a Pisa da Marco Ipata, durante la 23/a edizione del Festival Toscano di Musica Antica, con la direzione artistica proprio di Carlo Ipata. Il festival si svolgerà dal 30 agosto al 2 settembre e affronterà un viaggio musicale attraverso il Romanico Pisano.
L’opera inedita di Vivaldi è una Sonata per due violini e basso continuo (che sarà classificata come Rv 828 nel nuovo catalogo), scoperta da Ipata all’interno di un fondo privato cittadino e autenticata dal musicologo Federico Sardelli, tra i massimi esperti vivaldiani al mondo.
“Si tratta – spiega Ipata – di un’ampia sonata in la maggiore ‘da Chiesa’ nei canonici quattro movimenti Andante-Allegro-Andante- Allegro. La scrittura è molto accurata, pur con dei dubbi su alcuni punti che sembrano frutto di disattenzione del copista, che comunque doveva avere conoscenza diretta di Vivaldi, dal momento che lo definisce Don”.