A quanto risulta dall’inchiesta Mimmo Lucano non ha rubato soldi e non ha corrotto nessuno; piuttosto ha forzato le leggi per assicurare un’accoglienza più pronta e più sicura ai richiedenti asilo secondo quello che nel mondo si è affermato come il ‘modello Riace’.
L’arresto in sé appare spropositato rispetto ai reati contestati, anche se in effetti il pericolo di reiterazione ci sta ed a rigor di legge giustifica il provvedimento: Lucano, come testimoniano le intercettazioni allegate ai fascicoli, avrebbe potuto tranquillamente commettere di nuovo i reati contestati. Allo stesso modo pare singolare la coincidenza del provvedimento con un clima politico-governativo sicuramente sfavorevole, anche perché i reati contestati non avrebbero in alcun modo creato né allarme sociale né danni alla collettività. Ma tant’è.
Crediamo nell’indipendenza della magistratura e siamo certi che la giustizia farà tranquillamente il suo corso. Per quanto in una regione come la Calabria, che è bene ricordarlo detiene il record nazionale di comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, ben 21, ci saremmo aspettati che i PM fossero impegnati su fascicoli ben più urgenti e pesanti. Non è stato così, ne prendiamo atto.
Fin qui tutto bene, dunque. Quello che stride, ed anzi preoccupa, in tutto questo è però l’atteggiamento di un ministro dell’interno che confonde sempre più spesso il proprio ruolo con quello di un capo popolo cinico e rissoso. A Salvini va ricordato che nel suo ruolo, egli rappresenta lo Stato e non solo la sua parte. E lo Stato non può gioire per l’arresto di un proprio rappresentante sul territorio. Soprattutto in quei territori, soprattutto se accusato di reati del genere.
Da un ministro che osserva la complessità dei fenomeni e sente la responsabilità di governarli, ci saremmo aspettati piuttosto comprensione umana, se non addirittura interventi legislativi che facessero dell’azione di Lucano un modello esportabile in tutta Italia ed in tutta Europa. La parole di Salvini sono invece la ‘rivendicazione politica’ di un modello di governo che tende verso la criminalizzazione dell’accoglienza e di chi la pratica, secondo quanto già sperimentato da Orban in Ungheria.
L’immigrazione è un fenomeno complesso e chiede soluzioni serie, rigorose. Che tuttavia non deroghino ai doveri di solidarietà e di rispetto della dignità umana iscritti nella nostra Costituzione. Il modello Riace è esattamente questo: un tentativo di soluzione che tiene insieme il dovere di accoglienza con le necessità di preservare l’armonia sociale e la pacifica convivenza. Un tentativo vincente, studiato in tutto il mondo, che dovrebbe essere portato ad esempio. Cosa devono pensare ora tutti coloro, e sono decine di migliaia, laici e religiosi, che ogni giorno rischiano in prima persona per tenere i piedi il sistema complesso dell’accoglienza e dell’integrazione?
Additare Lucano come un criminale, denigrarlo, non solo è stupido, dal punto di vista politico, ma anche pericoloso, perché testimonia la volontà di scavare ulteriormente trincee tra ‘noi’ (?) e chi arriva. Tra chi si prodiga per un futuro di tutti e chi vuole costruirlo per pochi, mettendo gli uni contro gli altri: i migranti contro gli italiani, i ‘buonisti’ contro i ‘bravi cittadini’, chi difende i diritti umani contro chi afferma il diritto all’egoismo individuale e sociale. La legge non è mai un prius. Il diritto si scrive ed emana da un modo di intendere la societas cui è diretto. Che modello di società intende consegnarci e consegnare ai nostri figli Salvini?
Domenico Guarino