Le tre ondate della pandemia (aprile e novembre 2020, aprile 2021) hanno aggravato il carico di cura dei figli e dei familiari non autosufficienti in capo alle donne, anche tra le lavoratrici del Servizio sanitario regionale.Sono le considerazioni principali emerse dallâindagine realizzata nei primi mesi del 2022 dallâIrpet
Sono il 72,3% dei lavoratori nel Servizio sanitario della Toscana, ma hanno patito piĂš dei colleghi maschi di quanto accaduto in questi ultimi anni. Soprattutto perchĂŠ il peso della cura sanitaria, nel caso delle donne, si accompagna a quello della cura sanitaria. Un aggravio che ha costituito ulteriore fattore di stress e ampliato i divari di genere rendendo ancora piĂš urgente lâattivazione di azioni di welfare non solo per agevolare la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, ma soprattutto per consentire una redistribuzione dello stesso carico tra uomini e donne.
Secondo lâindagine, le donne occupate nel Servizio sanitario regionale e in particolare di quelle in prima linea â infermiere, medici, operatrici sanitarie, ecc. â rimangono, cosĂŹ come tutte le altre lavoratrici, depositarie dellâorganizzazione della cura, in particolare di quella dei figli piccoli, nonostante il tipo di mestiere impegnativo. La principale distinzione di genere emerge nella percezione della gestione dei bambini: per i padri essa avviene innanzitutto grazie alla condivisione dei compiti tra genitori, mentre per le madri lâappoggio essenziale si ritrova allâesterno del nucleo familiare, soprattutto grazie ai nonni, e in misura assai minore si nomina la coppia come fulcro della cura, dando per scontato il ruolo primario della donna.
L’indagine è stata realizzata nei primi mesi del 2022 dallâIrpet, grazie alle risorse del programma operativo regionale del Fondo sociale europeo, sul personale della sanitĂ toscana ed è stata oggetto di confronto questa mattina a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della giunta regionale Toscana. Si tratta di uno dei tre focus dellâultimo rapporto con cui Irpet ogni due anni fotografa la condizione economica e lavorativa delle donne in Toscana e si affianca agli altri due che hanno indagato con uno sguardo piĂš ampio sul lavoro di cura delle madri con figli minori di 14 anni e caregiver di familiari non autosufficienti.
âI risultati delle indagini â afferma lâassessora al lavoro e alle pari opportunitĂ Alessandra Nardini – mostrano ancora una volta quanto sia necessario potenziare il nostro impegno per superare le disuguaglianze esistenti tra donne e uominiâ. “La cura â spiega lâassessora – non può essere ricondotta esclusivamente dentro la famiglia e ricadere quasi tutta sulle donne, ma è una grande tema sociale e culturale, che deve diventare un punto centrale dellâagenda politica con lâobbiettivo imprescindibile di consentire alle donne di poter conciliare tempi di vita e tempi di lavoro, sia grazie politiche di welfare e politiche educative che lo consentano, che grazie ad una piu’ equa distribuzione all’interno della coppia, đ iniziando a parlare finalmente di condivisione e non solo di conciliazione al femminile”.
âLe donne â commenta il presidente Eugenio Giani – costituiscono una risorsa decisiva per far compiere alla nostra regione un significativo passo avanti lungo il sentiero della crescita e dellâinnovazione che non potranno compiutamente realizzarsi senza la piena valorizzazione del loro talento. Attraverso, il piano regionale per le donne proposto con il programma di legislatura, il progetto ATI, e la nuova programmazione europea, saranno potenziate politiche di incentivi per innovazioni organizzative del lavoro, la gestione flessibile dei tempi e degli orari del lavoro retribuito di uomini e donne, e per la piĂš ampia diffusione di un welfare aziendale, territoriale e di prossimitĂ in grado di liberare il tempo delle donne e di promuovere la condivisione della genitorialitĂ e della curaâ.