Lo sciopero (indetto da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl) riguarda tutte le lavoratrici e i lavoratori a cui si applicano i contratti Aiop-Aris Sanità privata (scaduto da 6 anni) e Aiop-Aris Rsa (scaduto da 12 anni).
“Gli impegni non sono stati mantenuti, e noi siamo stanchi di aspettare. Sono oltre duecentomila le lavoratrici e i lavoratori che operano nelle strutture in cui si applicano i contratti Aiop e Aris sanità privata e Aiop e Aris rsa: lavoratori che svolgono un servizio pubblico garantendo con ciò un diritto costituzionale, quello alla Salute”. Con queste motivazioni i sindacati del settore hanno indetto per oggi uno sciopero nazionale. A Firenze per l’occasione si è svolto un presidio regionale in piazza Duomo davanti alla Regione.
In Toscana sono circa 5mila lavoratori e lavoratrici dei settori interessati dall’agitazione, una quarantina le strutture private sparse in tutte le province. “Il nostro -denunciano i sindacati che hanno indetto lo sciopero- è un comparto fondamentale per il Paese. Chiediamo il rispetto della dignità e dei diritti”.
“In quest’ambito – osservano ancora i sindacati – sono stati stipulati due accordi ponte (Aris rsa, Aiop rsa) necessari per unificare i tabellari e andare alla stipula di un nuovo contratto unico di settore per le rsa, dove le lavoratrici, i lavoratori e i professionisti hanno il contratto bloccato da oltre 12 anni. Quanto al contratto Sanità privata Aris Aiop, è stato rinnovato nel 2020 dopo 14 anni di blocco della contrattazione, un rinnovo che però ha riguardato il triennio 16\18. Sul tema, abbiamo chiesto l’apertura di due tavoli ma ci è stato risposto che i tavoli si sarebbero potuti svolgere solo se fossero arrivate risorse dello Stato”.
Per i sindacati si tratta di “un’indifferenza intollerabile ed inaccettabile, e per questo abbiamo promosso lo sciopero nazionale. Per difendere la professionalità e il futuro di lavoratrici e lavoratori, e la dignità del lavoro e della Salute del nostro Paese ”,.
Per Riccardo Bartolini della FP CGIL (ascolta l’intervista) c’è “un problema di salario ed un problema di diritti, ma anche un problema di parità salariale, visto che il costo del lavoro nel comparto sanità pubblico è più alto e ovviamente questo spinge verso un’ulteriore privatizzazione della nostra salute”.