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SPI CGIL: superato l’obiettivo delle 100mila firme a difesa della sanità pubblica

Ha raggiunto e superato l’obiettivo delle 100mila firme la campagna “Impazienti” organizzata dallo Spi Cgil Toscana e da Cgil Toscana a sostegno della proposta di legge promossa della Regione Toscana per migliorare e salvare il Servizio sanitario nazionale. Stamani l’annuncio durante l’evento al Tuscany Hall, “Prenditi cura di me”, promosso dal sindacato pensionati.

Stamani al Tuscany Hall è andata in scena la sanità con i suoi “contro” più che i suoi “pro”, una giornata dal titolo “Prenditi cura di me” promossa dalla SPI CGIL che è più di un invito, è un appello accorato da parte dei molti cittadini accorsi, in gran parte âgé, ma anche dei medici, a rivedere il Servizio sanitario nazionale sotto vari punti di vista. Le parole chiave del cambiamento, emerse a gran voce dai 4 panel, sono sburocratizzare, abbattere le liste d’attesa, presidiare le aree svantaggiate, prevenire invece di ospedalizzare, recuperare il rapporto tra medico di base e paziente. Nota positiva tra tante stonate e portate all’attenzione della cosa pubblica, la campagna on line “Impazienti” a sostegno della proposta di legge promossa dalla Regione Toscana per migliorare il servizio, che raggiunge e supera il migliaio di firme che si era proposta (113.353). “Abbiamo ottenuto un risultato straordinario che ha superato ogni nostra aspettativa, è stato lanciato un messaggio tempestivo, dato che in questi giorni si decideranno partite importanti sia per quanto riguarda la legge di bilancio sia la restituzione alle Regioni prevista dal payback – afferma il segretario generale dello Spi Cgil Toscana Alessio Gramolati –. Bisogna migliorare anche la sanità toscana, altrimenti diventerà sempre più difficile difenderla e questo è solo l’inizio del nostro impegno”. Dal palco, Stefano Grifoni, direttore del pronto soccorso di Careggi e coordinatore dell’ organismo toscano per il governo clinico, avverte: “Le disuguaglianze economiche hanno accentuato la forbice tra risposta pubblica e privata, a vantaggio di quest’ultima”, come attestano i 35 miliardi di spesa. “Mancano le cure primarie”, gli fa eco l’ex direttore generale della sanità toscana, Walter Giovannini, “il percorso assistenziale è diventato un calvario, siamo al punto che un paziente deve cercarsi risposte da solo mentre spetterebbero al medico che lo ha in carico”. Si cercano dunque soluzioni che, avverte sempre lo SPI CIGL, non devono essere di tampone allo stato dell’arte ma andare a riformulare l’organizzazione rimasta agli anni Sessanta. Tra le proposte emerse: percorsi di prevenzione per intercettare precocemente gli indicatori di fragilità dell’anziano; un ampliamento del portale Zero code della Regione Toscana e l’attivazione di “uffici virtuali remoti” in aree svantaggiate; un servizio di trasporto per accompagnare alle visite ambulatoriali chi vive nelle zone in cui manca il medico di base e un luogo di coordinamento che avanzi soluzioni concrete nelle zone transitoriamente scoperte. Sul fronte Rsa e malati cronici si punta a un modello di cura domiciliare in grado di fornire le stesse cure che si riceverebbero in ospedale, oltre che alla prevenzione per andare a intercettare precocemente gli indicatori di fragilità dell’anziano, così da inserire tempestivamente la persona in un programma di identificazione delle malattie croniche e rallentare così il processo di disabilità. “Dobbiamo fare presto, perchè siamo a un pericoloso punto di non ritorno – chiude Gramolati -, la quota di investimenti sulla sanità era tornata a crescere dopo un ventennio di tagli, quest’anno facciamo marcia indietro, passando dal 6,7% di incidenza della quota di PIL sulla sanità al 6,2%, ergo si spende meno che nel 2022. Questo si traduce in una fuga dal pubblico, in meno servizi e più costosi”.

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