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🎧 Santo Spirito: quando la toppa è peggio del buco.

Santo Spirito

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Un coro di critiche ha accolto i maxi blocchi di cemento per tenere il cordone e impedire l’accesso al sagrato della basilica di Santo Spirito, a Firenze. Nel frattempo si organizza la protesta.

Era un provvedimento annunciato da tempo. Nell’ambito di un dibattito che – come spesso accade a Firenze, dall’aeroporto allo stadio – dura da decenni. Alla fine sono arrivati i maxi blocchi di cemento per tenere il cordolo e chiudere il sagrato della basilica di Santo Spirito. Primo problema, sono brutti, anzi orribili. Su questo la vice sindaca Alessia Bettini ha detto ai nostri microfoni: “lasciateci finire il lavoro, metteremo anche le fioriere”.

Nel frattempo i cittadini che si stanno cuocendo al sole (e che prendono la pioggia d’estate) perché non hanno diritto ad una avere una pensilina alla fermata della tranvia “Porta al prato Leopolda” si staranno interrogando sui criteri estetici che hanno in Sovrintendenza. Ma bruttezza a parte (si fa per dire, stiamo parlando di una delle piazze più belle del mondo), qual è il problema e quale la soluzione per piazza Santo Spirito? I problemi sono quelli di sempre.

Troppi giovani tutti insieme sporcano, lasciano vetri a terra (anche rotti), urinano tra le macchine, fanno troppa confusione fino a tardi ed impediscono ai residenti di dormire tranquillamente. E, non da ultimo, trattano con scarsa civiltĂ  il sagrato della basilica di Santo Spirito, progettata da Filippo Brunelleschi, che ospita opere dei piĂą famosi artisti fiorentini, tra cui un Cristo ligneo del giovane Michelangelo.

Ed è qui che nasce il bivio delle soluzioni. Si può lavorare sulla sensibilizzazione dei giovani che la affollano, mettere dei bagni pubblici, incentivare con fondi del Comune all’acquisto di finestre insonorizzanti per i residenti che lo desiderano. Si può lavorare seriamente su una cultura contemporanea della piazza, dove chiunque è chiamato a viverla a pieno e ad esserne custode allo stesso tempo.

Oppure si può chiudere, vietare, cancellare, cordonare, sanzionare. Questa seconda opzione ha avuto ed avrà delle conseguenze. Senza dimenticare che tanti residenti preferiscono la festa alla desolazione. Ma le conseguenze si svolgeranno nella prosecuzione di tendenze che osserviamo da anni. Svuotamento del centro storico (Firenze), migrazione dei giovani di piazza in piazza fino ad essere risospinti nelle periferie meno normate (Parigi), musealizzazione delle piazze (Venezia).

Ed infine, ancora il tema del turismo. Le nostre piazza diventeranno definitivamente luoghi ad uso del turismo di massa. Ovvero esattamente quello che avevamo giurato che non avremmo mai più – dopo il Covid – voluto per le nostre città. Si transita brevemente, si consuma in un luogo privato (bar, ristoranti, etc.), si paga e si va via.

Avevamo detto: “mai più”. Avevamo detto che l’unica risposta possibile stava nella cultura, in diverse accezioni. Una nuova cultura degli spazi pubblici, una nuova cultura della piazza, della notte, del divertimento. E poi la cultura come eventi di cultura con cui animare una piazza troppo bella per essere curata con i blocchi di cemento e i cordoli.

Puoi ascoltare in Podcast l’intervista realizzata da Raffaele Palumbo con l’artista fiorentino di fama internazionale Giacomo Costa.

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