Un giovane su 10 abbandona troppo presto la scuola, la metà non ha svolto in un anno quattro o più attività culturali ed educative e 1 su 10 non pratica sport.
In un’Italia in cui le famiglie con minori in povertà assoluta in dieci anni sono quintuplicate, che si trova a fare i conti con gli effetti della recessione sulla motivazione dei giovanissimi e che è sempre più vecchia, con oltre 165 anziani ogni 100 bambini, alunni e studenti spesso non trovano nella scuola risposte adeguate alle sfide di oggi. Anche in Toscana, per esempio, gli anziani arrivano ad essere in media più di 200 ogni 100 bambini, l’11% dei ragazzi ha lasciato precocemente la scuola e si va da un minimo di un 30% a un massimo del 63% di scuole su base provinciale che lamentano una scarsa dotazione di laboratori, ben al di sopra della media nazionale (59%).
A cinquanta anni dalla scomparsa di Don Lorenzo Milani, che ha lottato affinché la scuola offrisse pari opportunità ai suoi studenti indipendentemente dalla loro condizione economica, nel sistema scolastico nazionale le diseguaglianze sociali continuano a riflettersi sul rendimento degli alunni. È negli istituti con un indice socio-economico-culturale più basso, infatti, che viene bocciato il maggior numero di studenti, più di 1 quindicenne su 4 (il 27,4%), mentre negli istituti con indice alto la quota scende quasi a 1 su 25 (il 4,4%). Uno studente di quindici anni su 2 (il 47%) proveniente da un contesto svantaggiato, inoltre, non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura, otto volte tanto rispetto a un coetaneo cresciuto in una famiglia agiata. Tra i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di disagio risulta accresciuto anche il rischio di dispersione scolastica, al quale sono esposti, a livello nazionale, 135.000 alunni: in Toscana le scuole secondarie di II grado sono colpite da un tasso di abbandono del 4,2%, in linea con una media nazionale del 4,3%, mentre in quelle di primo grado il tasso scende allo 0,7%, leggermente più basso di quello nazionale (0,8%).
È dalla scuola, luogo dell’infanzia che dovrebbe superare le diseguaglianze, offrendo pari opportunità, coltivando l’istruzione, l’educazione all’affettività e alla socialità dei bambini per allontanarli dai fattori di rischio, che si snoda il viaggio dell’VIII Atlante dell’infanzia a rischio “Lettera alla scuola” di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, pubblicato da Treccani e presentato oggi in anteprima, in attesa dell’uscita nelle librerie il 23 novembre. L’Atlante quest’anno propone un percorso in sei capitoli attraverso la scuola italiana con l’obiettivo di osservare e ascoltare il nostro sistema scolastico dalla prospettiva degli studenti e, in particolare, di coloro che vivono ai margini rischiando, oggi come cinquant’anni fa, di venire espulsi (anche) dalla scuola. Il volume di 360 pagine è curato da Giulio Cederna, corredato dagli scatti di Riccardo Venturi, da circa cinquanta mappe e grafici e da una ventina di contributi originali scritti da insegnanti, presidi, educatori, esperti della scuola, come Domenico Starnone, Franco Lorenzoni, Fabio Geda, Giancarlo Cavinato, Andrea Gavosto, Giancarlo Cerini, Umberto Galimberti. Una versione multimediale e interattiva è disponibile online (www.atlante.savethechildren.it).
“La scuola è un luogo chiave nell’infanzia di ogni bambino: è qui che i talenti e le relazioni vengono sviluppati, è qui che sono gettate le basi del loro futuro – commenta Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children -. Oggi continuiamo a trovarci di fronte a una scuola che, a volte, alimenta le disparità: raccontare il sistema scolastico, il modo in cui esso riesca o non riesca a superarle, significa affrescare la condizione dell’infanzia in Italia. Save the Children lotta affinché sia riconosciuto il diritto di tutti i bambini a un’eguale istruzione, a prescindere dal contesto sociale e economico in cui vivono. Bisogna percorrere i corridoi, entrare nelle aule, dare voce a pedagogisti, docenti e studenti, facendo tesoro del buono e individuando cosa è migliorabile. Ogni bambino deve accedere alle stesse opportunità, ha il diritto di essere protagonista e di essere ascoltato”.
“A scuola i bambini si liberano dall’ignoranza, dai pericoli della strada, dalla povertà, dall’isolamento, talvolta dalla solitudine, spesso dalla fame e dalle malattie” afferma Massimo Bray, Direttore Generale della Treccani, che pubblica anche quest’anno l’Atlante dell’infanzia a rischio. “Ma è anche il luogo dove possono liberare la loro fantasia, il desiderio di conoscere, la voglia di capire, l’abitudine a stare insieme. Insomma è la strada più sicura per creare cittadini liberi e consapevoli. Un dato ormai consolidato, tanto che la percentuale del Pil destinato all’istruzione è uno dei principali indicatori della civiltà di un paese. L’avvento della società digitale ha determinato una delle più sconvolgenti rivoluzioni culturali e antropologiche della storia dell’umanità. Ciò impone anche alle società avanzate, come quella italiana, di adeguare rapidamente il proprio sistema formativo per rispondere con efficacia e tempestività alle nuove esigenze. Come testimonia la vittoria nel 2017 del premio Moebius per la nostra piattaforma on-line Treccani scuola, siamo pronti, senza dimenticare le antiche emergenze, ad affrontare le nuove sfide”.
Povertà, diseguaglianza sociale e rendimento scolastico
In Italia vivono 669.000 famiglie con minori in condizione di povertà assoluta che, una volta sostenuti i costi per la casa e per la spesa alimentare, possono spendere solo 40 euro per la cultura e 7.60 per l’istruzione al mese. È un fenomeno che investe tutto il paese: i bambini in tale situazione – 1.292.000, il 14% in più in un anno – rappresentano il 12,5% del totale dei minori e si trovano nel 12% dei casi al Nord, nell’11,6% al Centro, nel 13,7% al Mezzogiorno. Il peggioramento della situazione economica ha colpito in modo ancora più profondo i minori in povertà relativa (che vivono, dunque, in famiglie con livelli di spesa significativamente inferiori alla media nazionale), che sono 1 su 5, ossia il 22% (con un incremento del +20,2%). Nel Centro Italia il 17% dei bambini vive tale situazione, mentre nel Nord Italia i minori in povertà relativa sono il 16% e al Sud il 33%.
Inoltre, sebbene negli ultimi decenni siano stati compiuti importanti passi in avanti nel contrasto alla dispersione scolastica, con una tendenza positiva che ha visto il tasso di abbandono abbassarsi progressivamente dal 2008 a oggi, il fenomeno della dispersione continua a rappresentare una delle principali sfide con cui la scuola italiana deve fare i conti, come mostrano i dati dell’anagrafe nazionale studenti del MIUR evidenziati nell’Atlante.
In Toscana l’incidenza di alunni non ammessi al successivo anno delle scuole medie va dal 1,5% di Arezzo (ben al di sotto della media nazionale di 2,8%) al 3,6% di Prato. Per quanto riguarda le scuole superiori, le province della Toscana rimangono sempre un po’ sopra la media nazionale (9,15%) anche se i dati mostrano delle differenza tra licei, istituti tecnici oprofessionali. Proprio in questi ultimi, le percentuali provinciali sono mediamente superiori agli altri istituti superiori registrando per Grosseto l’8,5% (percentuale più bassa della regione) e per Pisa il 21,9% dei respinti (media nazionale del 14%), che guadagna un triste secondo posto nella classifica nazionale.
In Italia, gli alunni ripetenti al secondo anno di superiori (che nel Centro Italia arrivano ad una media del 17%) ai test Invalsi di italiano ottengono punteggi meno elevati dei compagni che non hanno mai ripetuto un anno: in Toscana la differenza media è di 33 punti, contro una media nazionale di 27 punti, che colloca la Regione al 4° posto, a pari merito con la Liguria.
La crisi economica ha avuto un effetto negativo anche sulla motivazione degli studenti: la mancanza di lavoro e prospettive tra gli adulti di riferimento ha generato sfiducia in molti bambini e adolescenti, aumentando il rischio del fallimento formativo. In Italia, meno di 1 un giovane laureato su 2 ha un lavoro (nell’Unione Europea il 71,4% di chi ha terminato l’università trova un’occupazione, in Italia appena il 44,2%, nel Mezzogiorno il 26,7%)[10], il tasso di disoccupazione inToscana nel 2016 oscillava tra il 16,6% di Massa-Carrara al 7,2% di Grosseto. Non sorprende, dunque, che nel nostro Paese, gli “scoraggiati” tra i 15 e i 34 anni, i quali pur dichiarandosi disponibili a lavorare hanno smesso di cercare un’occupazione, siano cresciuti del 43% in dieci anni, raggiungendo quota 420.000.
Disconnessi culturali e ultraconnessi
Con l’aggravarsi delle condizioni socio-economiche di molte famiglie, all’aumento delle povertà economiche sono corrisposte anche nuove povertà educative: tanti bambini, infatti, non hanno accesso a attività culturali. In Toscana 1 ragazzo su 2 (il 52%) tra i 6 e i 17 anni non arriva a svolgere, in un anno, quattro delle seguenti attività culturali: lettura di almeno un libro, sport continuativo, concerti, spettacoli teatrali, visite a monumenti e siti archeologici, visite a mostre e musei, accesso a internet. Il numero di disconnessi culturali, infatti, appare superiore alla media nazionale del 59,9%.
Una scuola (non) a misura di bambino
Con solo il 4% del PIL nazionale speso nel settore dell’istruzione, contro una media europea superiore di quasi un punto percentuale (4,9%), non è facile per la scuola pubblica offrire una risposta adeguata alle problematiche che incontra[12]. Le poche risorse si traducono in strutture a volte fatiscenti o spoglie: il 41% delle scuole secondarie di primo grado, per esempio, lamenta una scarsa dotazione di laboratori e ambienti di apprendimento adatti a sperimentare nuove prassi didattiche, con 4 scuole su 10 che possono fare affidamento su meno di un laboratorio ogni 100 studenti. Rispetto alla media italiana, il numero di scuole in tale situazione in Toscana è alto. In provincia di Pistoia il 63% degli istituti (ben 22 punti in più rispetto alla media nazionale del 41%), denuncia questa condizione mentre Massa-Carrara risulta più “virtuosa” con solo il 30% delle scuole. In Italia, solo il 17% degli istituti scolastici (1 scuola su 6), inoltre, è dotato di almeno una palestra in ogni sede, mentre, sebbene quasi tutte abbiano una biblioteca, meno di 1 su 2 dà la possibilità di effettuare un servizio prestito e meno di un terzo del patrimonio librario risulta utilizzato. Appare evidente il divario tra Nord e Sud: se in Settentrione 2 biblioteche su 3 sono dotate di almeno 3.000 volumi, al Centro lo è una su due (46%) mentre nel Meridione lo è solo 1 su 3. In Toscana, si passa dalla provincia di Arezzo con l’86,5% per presenza di biblioteche con servizio prestiti, a quella di Massa-Carrara al di sotto della media nazionale (72,5%) con un 64%.
Per quanto riguarda lo sport, i bambini toscani sembrano essere più penalizzati, tranne che nelle province di Livorno (26,7%) e di Firenze (18%), al di sopra della media nazionale del 17,4%.
Denatalità e altre sfide
Tra i fenomeni che condizionano la scuola di oggi, accanto alle povertà socio-economiche, la denatalità: in cinquanta anni gli under 15 sono passati da 12 a 8 milioni, perdendo circa un terzo della popolazione in età della scuola dell’obbligo: l’Italia conta 165 anziani ogni 100 bambini sotto i 14, con un numero di over 65 che doppia quello dei giovanissimi in diverse province.
In Toscana l’indice di vecchiaia è tendenzialmente superiore alla media nazionale con un picco nelle province di Grosseto e Massa-Carrara, dove a 100 bambini corrispondono rispettivamente 234 e 231 anziani per ogni 100 bambini.
Nonostante il numero totale di alunni diminuisca, aumenta invece quello dei bambini di origine straniera, che in Toscana trova il suo primato nella provincia di Prato, prima su scala nazionale per numero di CNI (minori con cittadinanza non italiana), sia nati all’estero (23%) che in Italia (72,5%) contro la media nazionale rispettivamente del 9,2% e del 58,7%. Di fronte alla sfida dell’inclusione, tuttavia, quasi in nessuna delle scuole toscane del primo ciclo gli insegnanti ricevono formazione specifica. Solo la provincia di Prato fa eccezione con un 11% e si posiziona al secondo posto, a pari merito con Pordenone, su una media nazionale del 2,2%; un passo avanti è stato fatto con il Piano di formazione dei docenti 2016-2019, che ha recepito le indicazioni del IV Piano nazionale infanzia su questo tema.
“Lezioni” e buone pratiche
Sarebbe sbagliato, tuttavia, ritenere che il sistema scolastico nazionale sia rappresentato solo da timori, limiti e sfide: esisteuna scuola fatta di innovazione, dedizione, emozioni positive che è ben raccontata all’interno dell’Atlante.
“Vi sono scuole che hanno svolto e svolgono un ruolo anticipatore, di avamposto, con un artigianato intelligente, un pensiero pratico. Accanto a tante eccellenze, nelle scuole italiane si incontrano tuttavia situazioni inaccettabili, di analfabetismo didattico, precarietà organizzativa, carenze strutturali, deserti relazionali, vere e proprie discriminazioni e ingiustizie che fanno pagare un prezzo enorme ai bambini più svantaggiati. Per riformare davvero la scuola si potrebbe cominciare investendo nella trasformazione delle zone più a rischio in comunità educanti, che nel concreto significa non lasciare da sola la scuola a combattere la povertà educativa. Con la costruzione di comunità educanti dove oggi regnano il degrado urbano e la criminalità si va a lavorare in frontiera: quella che segna l’orizzonte del nostro Paese e della nostra democrazia.” conclude Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children.
Cambiamo (insieme) la scuola: Fuoriclasse in Movimento
Per rispondere a una delle sfide principali, quella del contrasto alla dispersione scolastica, Save the Children presenta oggi Fuoriclasse in Movimento, iniziativa nata dallo sforzo congiunto dell’Organizzazione e dei docenti delle scuole di primo e secondo grado, che mette in rete 150 istituti in tutta Italia, raggiungendo in modo diretto 20.000 minori e coinvolgendo attivamente circa 2000 insegnanti e 1000 genitori, anche in Toscana. L’obiettivo è cambiare le politiche scolastiche, partendo dal dialogo tra docenti, studenti e famiglie: strumento centrale in questo percorso sono i Consigli fuoriclasse, tavoli di confronto per definire insieme soluzioni e azioni di cambiamento nel campo della didattica, delle relazioni, della riqualificazione degli spazi scolastici in seguito all’analisi dei problemi e delle esigenze del singolo istituto e del territorio. La formazione ai docenti, i percorsi per i genitori e i laboratori con le classi sono tra le altre attività proposte.
Fuoriclasse in Movimento nasce come sviluppo a livello nazionale del programma Fuoriclasse, modello di intervento per il contrasto alla dispersione scolastica pensato in una logica preventiva con l’obiettivo di intervenire sulle cause del fenomeno. Il programma, soggetto a valutazione di impatto, ha raggiunto nel primo biennio i seguenti risultati: nelle scuole secondarie aderenti, il numero di assenze medio è stato dimezzato, passando da 12 a 6; i ritardatari cronici sono stati ridotti dell’8,6%; il 5% degli studenti ha migliorato il rendimento in 2 materie fondamentali; le famiglie disinteressate all’andamento scolastico dei figli sono diminuite dell’8,1%. Risultati positivi registrati anche nelle primarie. Il coinvolgimento delle scuole avviene su due livelli: uno integrato in cui gli istituti sono supportati da Save the Children sia nella realizzazione dei Consigli fuoriclasse che nella formazione di docenti e genitori. L’altro, dove gli istituti interessati costituiscono un polo formativo interscolastico (composto da almeno 3 scuole), che permette l’attivazione in loco di percorsi di formazione per insegnanti. La scelta del livello di coinvolgimento viene fatta a partire dall’analisi dei bisogni del territorio, valutando il contesto in cui è inserita la scuola, i dati sui divari nei livelli di apprendimento e il tasso di dispersione scolastica regionale. Sul portale online che racconta Fuoriclasse in Movimento (www.fuoriclasseinmovimento.it) il manifesto e i criteri di adesione, ma anche le mappe e i dati che consentono di seguire l’iniziativa.