L’azienda ha avviato le procedure per il licenziamento collettivo e dismissione del sito produttivo. Organizzato un primo sciopero, stamani, dai lavoratori che domani avranno un primo incontro con l’azienda.
In podcast l’intervista a Masssimo Bollini di Filtem Cgil Firenze e a Giovanni Liccione: lavoratore di Hugo Boss da 13 anni, a cura di Lorenzo Braccini.
Chiedono di essere ascoltati e ritengono irricevibili le motivazioni dell’azienda Hugo Boss che ha deciso per il licenziamento collettivo, i 22 lavoratori che questa mattina sono stati in presidio a Scandicci, davanti ai cancelli dell’azienda.
Allo sciopero, dalle 10 alle 12, erano presenti i sindacati di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil che hanno definito inaccettabile la decisione di Hugo Boss. Un sostegno per dare voce a chi da anni porta avanti la lavorazione del lusso in questo distretto.
Secondo Massimo Bollini di Filtem Cgil, “le motivazioni addotte sono assolutamente irricevibili. L’ennesima delocalizzazione selvaggia, alla ricerca della massimizzazione profitto. Questa scelta operata da Hugo Boss è incomprensibile e pensiamo non sarà ben accetta dai mercati. Delocalizzare lo sviluppo delle collezioni in Cina, vuol dire che stai dequalificando il tuo prodotto.”
“In Toscana – prosegue Bollini – ci sono quelle profesionalità idonee per poter creare e realizzare dei prodotti esclusivi e artigianali, come il lusso chiede. Noi in questa vicenda dobbiamo difendere le 22 persone che perdono il posto di lavoro, ma anche tutto il distretto della pelletteria.”
“Chiederemo un tavolo alla Regione e a Confindustria Moda perchè intanto si ridia dignità e la giusta collocazione al nostro distretto”, conclude Bollini.
Giovanni Liccione lavora Hugo Boss da 13 anni e afferma “una settimana fa è arrivata la comunicazione del licenziamento collettivo che ci ha colto di sorpresa. Hugo Boss è un’azienda sana dal punto di vista degli investimenti e dei fatturati. La motivazione è stata legata al mercato: il mercato ha deciso. Secondo noi invece è una scelta strategica adottata dall’azienda. Noi vogliamo capire perchè in questa nuova strategia non è possibile coinvolgere 21 professionisti che lavorano per Hugo Boss da 16 anni. ”
“Chiediamo di ritirare i licenziamenti – conclude Liccione -. Vorremmo almeno un gesto di sportività da parte dell’azienda e capire perchè 21 professionisti non possono essere reinseriti all’interno della nuova strategia”.
Sulla vicenda è intervenuta anche la il sottosegretaria di Stato ai rapporti con il Parlamento Deborah Bergamini.
“La zona industriale di Scandicci si va impoverendo sempre di più – afferma Bergamini -. A breve 22 operai della Hugo Boss non potranno più varcare la soglia dello stabilimento per continuare a produrre i prototipi di pelletteria per donna del noto brand. Le motivazioni dell’azienda al momento non appaiono chiare, parlare di scarso interesse verso il Made in Italy non sembra plausibile, considerato il successo e l’interesse che riscuotono i prodotti toscani in tutto il mondo. Le imprese, oggi più che mai, dovrebbero valutare le mutate condizioni economiche del nostro Paese, le promettenti prospettive di crescita e, non da ultimo, la maggiore decontribuzione sul costo del lavoro. Tutti aspetti che incrementeranno nel breve termine la produzione industriale.”
“Auspico, quindi – conclude Bergamini -, che venga promosso un tavolo di confronto tra azienda, lavoratori e parti sociali così da raggiungere un accordo e ristabilire la piena operatività della fabbrica”.