Lun 18 Nov 2024
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ToscanaCulturašŸŽ§ Lavoro culturale,"Scenario desolante, servono riaperture e fondi",inchiesta Mi Riconosci

šŸŽ§ Lavoro culturale,”Scenario desolante, servono riaperture e fondi”,inchiesta Mi Riconosci

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šŸŽ§ Lavoro culturale,"Scenario desolante, servono riaperture e fondi",inchiesta Mi Riconosci
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Sono stati pubblicati i primi dati emersi dallā€™inchiesta Cultura, lavoro e Covid: un anno dopo, condotta da Movimento nazionale Mi Riconosci dal 23 febbraio al 31 marzo

Il questionario era volto a fotografare la situazione, ad un anno dal primo lockdown, delle lavoratrici e dei lavoratori della cultura, sia dipendenti sia autonomi, sia responsabili di attivitĆ , ma anche di chi si sta ancora formando e di chi ĆØ alla ricerca di lavoro.
Hanno risposto circa 1800 persone, tra cui piĆ¹ di 1000 lavoratrici. Tra chi ha mantenuto il lavoro, svolgendolo in parte o del tutto in smartworking, il 56% ha dichiarato di aver lavorato di piĆ¹ rispetto al compenso orario percepito.
Tra chi ha perso il lavoro invece, su un campione di 282 risposte, il 47% non ne ha trovato un altro e non ha percepito alcun sussidio e il 73% ha stimato le perdite di guadagno nel 2020 tra lā€™80 e il 100%. Sia chi ha mantenuto il lavoro, sia chi lo ha perso si ĆØ dichiarato insoddisfatto dei sussidi statali.
Tra i responsabili di attivitĆ  culturali il 52% non riuscirĆ  a ricominciare regolarmente le proprie attivitĆ , a causa delle perdite subite nellā€™ultimo anno.Ā Lā€™impossibilitĆ  di accedere a materiali o a luoghi culturali ha impattato quasi del tutto sulla formazione, sulla ricerca e/o sulla ricerca di lavoro tra chi ĆØ ancora in formazione: si tocca infatti la percentuale del 70% circa.
Una ampia fetta di risposte testimonia che il lavoro nel settore dei beni culturali non ĆØ sufficiente per vivere, confermando quanto giĆ  emerso dai dati dellā€™inchiestaĀ condotta nel 2019 sulle condizioni lavorative da cui emergeva che lā€™80% dei partecipanti guadagnasse meno di 15mila euro allā€™anno.
mi riconosci
foto da comunicato stampa
Un’ampia fetta di risposte testimonia che il lavoro nel settore dei beni culturali non ĆØ sufficiente per vivere, confermando quanto giĆ  emerso dai dati dellā€™inchiesta condotta nel 2019 sulle condizioni lavorative da cui emergeva che lā€™80% dei partecipanti guadagnasse meno di 15mila euro allā€™anno. Queste percentuali trovano riscontro anche nelle testimonianze raccolte, spaccati di vita quotidiana che giungono anche dalla Toscana:
“Sono archeologa e guida turistica: come guida ho fatturato circa 600 Euro negli ultimi tredici mesi, come archeologa la cooperativa di cui sono socia ha continuato a lavorare, ma a ritmi ridotti e ci siamo spartiti il lavoro. Da questā€™ultimo sono entrati meno di 2000 Euro. In totale dallo Stato ho ricevuto 3200 Euro come titolare di p. Iva e 400 Euro di sussidio dalla Regione Toscana in quanto guida turistica. Nessun aiuto da Mibact (ndr.: oggi MiC) perchĆ© il mio codice Ateco da guida non era prevalente a febbraio 2020. Il risultato ĆØ che dal febbraio 2020 io e il mio bambino di sette anni campiamo con 5800 Euro lā€™annoā€.
Altra situazione, non meno desolante, di un lavoratore dipendente di Coopculture, societĆ  concessionaria di molti servizi culturali in varie cittĆ  della regione: “La cooperativa si ĆØ dimostrata evasiva e non ha minimamente interloquito con noi dipendenti. Durante il primo lockdown non siamo stati mai messi al corrente delle decisioni in merito alla FIS e i pagamenti dovuti, eccetto una lettera in cui era scritto che lā€™azienda non poteva anticiparci lo stipendio attraverso le ferie accumulate. Durante il secondo lockdown, invece, siamo stati messi in ferie forzate fino ad esaurimento delle stesse, senza averlo concordato in precedenza. Durante il brevissimo periodo di riapertura, complici i committenti delle concessioni, abbiamo lavorato il 60/70 % di ore in meno, cambiando turni ogni settimana, spesso senza preavviso”.
“Desolante e crudo lo scenario che emerge da questi datiĀ – dichiara Rosanna Carrieri, attivista di Mi Riconosci –Ā e il grido dā€™allarme finale ĆØ testimoniato dallā€™ultima domanda sulla prospettiva per il settore culturale: il 99% o non vede prospettiva, o crede che si continuerĆ  a sopravvivere a fatica, o chiede una riforma strutturale del settore”. Proprio in questa direzione va il lavoro di Mi Riconosci, con la proposta di un Sistema culturale nazionale e di un rifinanziamento al settore, cosƬ da migliorare le condizioni di vita di chi opera nel campo culturale
Sentiamo Rossana Carrieri, attivista del movimento Mi Riconosci

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