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Schmidt: aprire musei nel weekend anche per diluire flussi

musei

direttore Schmidt con Dalla nel presepe/installazione

Non solo il Maxxi con Giovanna Melandri, anche gli Uffizi diretti da Eike Schmidt si augurano che si arrivi presto ad una riapertura dei musei allungata ai fine settimana. Il direttore tedesco lo dice del resto già da tempo e oggi lo ribadisce all’ANSA

“In questi giorni abbiano notato una grandissima sete di cultura, qui da noi agli Uffizi
abbiamo avuto 7.300 visitatori solo nei primi sei giorni. Sono convinto che si debba riaprire i musei  anche il sabato e domenica e che anzi si debba fare presto a farlo per consentirci di pianificare al meglio e diluire i flussi” dice Schmidt. E non solo, perché tra le ragioni importanti per andare oltre l’apertura nei giorni feriali, ragiona Schmidt, c’è la necessità di venire incontro alla gente che lavora, “non tutti possono prendersi una pausa o addirittura un giorno di ferie per venire al museo”.

Non tutti i musei del contemporaneo hanno riaperto, anche adesso che in quindici regioni d’Italia, classificate in giallo, si può. Lo racconta all’ANSA Lorenzo Giusti, direttore della Gamec di Bergamo e presidente di Amaci, l’associazione che raccoglie 24 tra i più importanti musei italiani dedicati all’arte contemporanea. “La nostra è una realtà complessa – spiega- una rete che unisce istituzioni molto diverse tra loro. E per alcuni riaprire così, per giunta non potendo contare sugli introiti del fine settimana è impossibile”. Il caso più eclatante è forse quello veneziano di Ca’ Pesaro, che come tutti i musei civici della laguna ha rinviato ogni apertura ad aprile, ma ce ne sono anche altri per i quali non è stato possibile.

In altri casi, e Giusti fa l’esempio proprio della sua Gamec a Bergamo, “dopo aver pagato
così duramente un anno fa il prezzo della pandemia, la nostra è una zona quasi bianca, non c’è davvero motivo di impedire la frequentazione di un museo durante il sabato e la domenica”. Un appello condiviso oggi anche dalla presidente del Maxxi, Giovanna Melandri. Già qualche giorno fa, del resto, l’associazione ha scritto al presidente del Consiglio Conte e al ministro della cultura Franceschini, chiedendo di ripensare la norma che consente ai musei in zona gialla di aprire al pubblico sì, ma solo nei giorni feriali. Di mezzo ci si è messa la crisi politica, ma la voglia di farsi sentire non è diminuita: “Nessuna polemica da parte nostra – sottolinea Giusti – io dirigo un museo di Bergamo, so bene quanto sia stato difficile e quanto sia complicato intervenire. Ma lo ripeto, non siamo tutti uguali e l’indice di contagio non può essere l’unico criterio per modulare le aperture”.

Da qui la richiesta di essere ascoltati e coinvolti nella valutazione sulle riaperture di
questi luoghi, tenendo conto anche della densità di popolazione e della media annuale dei visitatori: “Vorremmo che il governo riconoscesse ai musei il ruolo che hanno nel legame con la collettività”. E non solo, dice Giusti, perché i musei di arte contemporanea “sono centri di studio e di produzione, punti di riferimento fondamentali per la comunità artistica e per l’intero suo sistema produttivo, duramente colpito dalla situazione che stiamo vivendo da un anno a questa parte”.

Nessuna polemica, quindi, ripete il presidente Amaci, ma richieste sì: “chiediamo di continuare a fare la nostra parte in relazione alle nostre specificità e alle nostre funzioni. In una parola- conclude- chiediamo di essere messi in condizione di esercitare il nostro compito nei confronti della società”.

 

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