Ritirare immediatamente i licenziamenti e aprire un tavolo condiviso che porti all’attivazione degli ammortizzatori sociali. Questa la richiesta avanzata stamani dai sindacati, durante lo sciopero con presidio di protesta, in merito alla procedura annunciata da Abb E-Mobility. L’ azienda specializzata in produzione di batterie e colonnine da ricarica elettrica, che ha uno stabilimento a San Giovanni Valdarno, ha licenziato via lettera pec 33 persone con contratto a tempo indeterminato.
Ritirare immediatamente i licenziamenti e aprire un tavolo condiviso che porti all’attivazione degli ammortizzatori sociali. Questa la richiesta avanzata stamani, durante lo sciopero, con presidio di protesta, dai sindacati in merito alla procedura annunciata da Abb E-Mobility, azienda specializzata in produzione di batterie e colonnine da ricarica elettrica, che ha uno stabilimento a San Giovanni Valdarno (Arezzo). Sono 33 le persone, con contratto a tempo indeterminato che hanno ricevuto la lettera di licenziamento via Pec. Stamani lo sciopero davanti ai cancelli, cui hanno preso parte anche sindaci, consiglieri comunali e regionali e semplici cittadini. Tra gli altri c’era il sindaco di San Giovanni, Valentina Vadi, che ha annunciato di aver già preso contatti con il consigliere delegato per le crisi aziendali in Regione Toscana Valerio Fabiani per aprire un un tavolo istituzionale regionale. “Sarà portata avanti ogni azione necessaria per ribadire l’importanza della tutela del lavoro e dei diritti di questi lavoratori e delle loro famiglie”, ha aggiunto Vadi. L’azienda occupa, con l’indotto, oltre 400 persone.
Un addetto dello stabilimento di San Giovanni Valdarno ha deciso di parlare con La Nazione Firenze per raccontare quale sia l’umore all’interno dell’azienda dopo aver appreso le ultime novità “In qualche modo ce lo aspettavamo. Nel 2022 – spiega – l’anno in cui Abb E-Mobility ha inaugurato il nuovo stabilimento di San Giovanni abbandonando definitivamente Terranuova, sono state prodotte tantissime stazioni di ricarica a ritmi intensi. Dopo il primo anno, però, non abbiamo assistito ad una crescita costante oppure ad uno stabilizzarsi della produzione Da qui la necessità di tagliare. È probabile che la scure dei 33 esuberi si possa abbattere sugli indiretti, ossia il personale che opera negli uffici. Dopo il mancato rinnovo del contratto degli interinali nel 2023, che erano soprattutto operai, adesso pare si voglia riequilibrare le unità di forza lavoro sforbiciando altrove. “L’azienda – sottolinea il dipendente – crede molto sul mono-prodotto, ovvero le colonnine di ricarica per veicoli elettrici, quando potrebbe diversificare la propria offerta. Abbiamo le maestranze e le competenze per poter realizzare veramente di tutto. Visto che attualmente il settore dell’elettrico sta subendo una frenata per incertezze sia a livello nazionale che europeo, potrebbe essere il momento per ampliare il nostro portfolio”.
Come riporta La Nazione l’azienda ha tempo 75 giorni per comunicare quali saranno le risorse in esubero, ma tutti vogliono evitare che si arrivi a quel punto. “Mi auguro che tutto si possa sistemare. Soprattuto per i tanti giovani che sono stati assunti negli ultimi anni. È un’azienda che dà lavoro a tutto il Valdarno e oltre, visto che tanti ingegneri vengono anche da fuori regione. Io ci voglio ancora credere”.