Primo giorno di scuola nell’universo didattico più straniero del Paese. Ecco le peculiarità e i numeri del laboratorio di futuro che va in scena ogni giorno a Prato, dove la scuola è l’avanguardia della società
La città italiana con più stranieri in rapporto ai suoi residenti è anche quella con il più alto tasso di alunni non italiani nelle sue scuole. Gli allievi stranieri che ieri si sono presentati nei vari istituti di prato sono il 30,42%, il doppio della media toscana (15%). La statistica a Prato è in salita: basti pensare che nell’anno scolastico passato la percentuale in questione era del 28%.
Molto oltre “il laboratorio di futuro” a cui tende la narrazione del fine, quello di dare strumenti agli studenti facendoli convivere nel più sereno degli ambienti possibili, c’è quindi una quotidianità piuttosto complessa da organizzare. Infatti gli alunni stranieri – soprattutto cinesi, romeni , pakistani – sono di molti tipi diversi, a prescindere dal loro passaporto: “La differenza fondamentale – spiega la professoressa Marisa Pedrana – sta nella lingua. Qui eseguiamo un test iniziale per capire il livello dell’italiano di chi arriva, in qualsiasi classe. Un’azione che ci consente poi di preparare percorsi dedicati, laboratori, progetti, lezioni specifiche”. Pedrana si occupa proprio del Coordinamento didattico dell’area intercultura dell’Istituto Dagomari di Prato, una scuola superiore dove circa la metà degli studenti è straniera. La professoressa predispone insomma su indicazioni della sua dirigete azioni di sistema per chi ha “background migratorio”.
Questa locuzione è importante, perché descrive meglio di altre opportunità e problemi dell’istituto. Prato è anche il Comune con più stranieri in Italia, tuttavia la scuola si dimostra una città dentro la città, che segue spesso regole diverse. A Prato i dibattiti su Ius Scholae o su ipotetiche (qui fisicamente impossibili) soglie di stranieri in classe, sono lontani anni luce: la città infatti si è evoluta in maniera differente e si è data – per necessità e obiettivi – delle regole proprie. Che partono e funzionano soprattutto nel mondo della scuola, presa a riferimento per buone pratiche anche da diversi protocolli nazionali dell’associazione dei Comuni (Anci).