Credo che il problema non sia la scuola, c’è un tema di fondo che è politico, ovvero sapere la politica italiana a che punto della scala gerarchica mette l’apertura della scuola”. Lo ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella a Tagadà, su La7.
“Dire che si riaprono le scuole solo quando il contagio andrà giù come hanno detto molti
epidemiologi vuol dire chiuderle per sempre, finché non finirà l’emergenza. Se fosse così decisiva la chiusura delle scuole per ridurre il contagio l’Italia non sarebbe il primo paese d’Europa per numero di morti per Covid e il Paese che ha chiuso più a lungo scuole e università. Evidentemente non c’è una diretta correlazione. Credo che il problema non sia la scuola, c’è un tema di fondo che è politico, ovvero sapere la politica italiana a che punto della scala gerarchica mette l’apertura della scuola”. Lo ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella a Tagadà, su La7.
Sulla decisione di far slittare all’11 gennaio il ritorno in presenza delle scuole superiori, ha aggiunto Nardella, “l’unica risposta che mi sono sforzato di dare è che questi giorni sono
serviti per capire la situazione epidemiologica delle Regioni dopo il periodo delle feste, capire quali sono le Regioni critiche dove l’apertura delle scuole va prorogata”. Il sindaco,
nel ribadire, che “a Firenze eravamo pronti per la riapertura il 7 gennaio” ha ricordato che in città sono stati fatti “screening di massa sulle scuole medie e su 9mila ragazzi abbiamo avuto solo 9 contagi, uno su mille. Questo dimostra che il contagio non parte dentro le scuole”. E sui trasporti, si è chiesto, “come possibile che da marzo non siamo riusciti a
organizzarli?”.
“E poi – ha concluso – che messaggio stiamo dando ai ragazzi? Cari ragazzi, nonostante l’Italia sia la sesta potenza economica del mondo non riesce a gestire il trasporto e e allora dovetepagare voi per tutti. Ci sono cose che non tornano, il problema non è la scuola”.