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Sesto Fiorentino, chiuso definitivamente il campo rom di via Madonna del Piano

Il piano di dismissione avviato nel 2016 si è concluso nelle scorse settimane. 75 le persone coinvolte nei progetti di inclusione. Intervista con il sindaco Lorenzo Falchi

Il Comune di Sesto Fiorentino completa il percorso di superamento del campo rom di via Madonna del Piano. Gli ultimi nuclei hanno abbandonato l’area, di proprietà demaniale, già da alcune settimane e sono in corso le operazioni di bonifica e pulizia svolte su commissione dell’Amministrazione comunale da Alia Spa.
Sorto alla fine degli anni Ottanta come zona di sosta e transito per nomadi, il campo di via Madonna del Piano ha assunto connotazioni stabili con l’arrivo di famiglie provenienti dall’ex Jugoslavia a partire dall’inizio degli anni Novanta.

“Nel 2016, al momento dell’avvio del piano di dismissione, il campo era arrivato ad ospitare dodici nuclei familiari per un totale di circa 75 persone, la metà delle quali minorenni. Già dal 2012 erano stati avviati progetti, realizzati da Caritas in convenzione con la Società della Salute, per il contrasto dell’evasione scolastica, la creazione di percorsi di autonomia economica e la regolarizzazione giuridica dei nuclei” ricostruisce un comunicato del Comune di Sesto Fiorentino. Che aggiunge: “le attività di sostegno alla frequenza scolastica hanno dato, nel tempo, risultati estremamente positivi, riducendo gradualmente la percentuale di assenze e il livello di evasione dell’obbligo”.

“Nell’ultimo triennio l’Amministrazione comunale ha iniziato a lavorare su progetti di inclusione sociale finalizzati al superamento definitivo del campo- prosegue la nota-  come indicato anche nel programma di mandato del sindaco Falchi. Con l’individuazione di percorsi adeguati alle specifiche condizioni sociali, giuridiche ed economiche dei singoli nuclei familiari, sono state definite soluzioni di uscita attraverso percorsi costantemente verificati e temporalmente definiti”.

“In alcuni casi -precisa il Comune-  è stato offerto sostegno sotto forma di alloggio temporaneo o di contributo alle spese per accedere ad alloggi normalmente offerti sul mercato da privati. Tali misure, contenute entro i tre anni e decrescenti nel tempo, sono accompagnate da interventi di aiuto nella ricerca di un’occupazione lavorativa stabile. Altre famiglie hanno espresso la volontà di appoggiarsi presso nuclei familiari già radicati in differenti contesti territoriali, ricevendo specifiche forme di sostegno allo scopo.
Il superamento del campo rom di via Madonna del Piano è uno dei primi in Toscana e il primo a livello metropolitano che si conclude dopo il protocollo di intesa stipulato tra Regione e comuni il 1 agosto 2018”.

“La chiusura di questo campo, l’unico presente sul nostro territorio, corona un lavoro svolto con serietà e attenzione dalle Istituzioni per superare una vergogna tutta italiana – afferma il sindaco Lorenzo Falchi – Mentre c’è chi, invocando le ruspe, si limita al massimo a spostare nel territorio adiacente situazioni di marginalità e fragilità, offrendo non-soluzioni che finiscono per gravare nuovamente sulla collettività, siamo riusciti, passo dopo passo, ad individuare vie d’uscita adeguate e definitive. L’abbiamo fatto senza clamore, rispettando un impegno preso con la città nel 2016 e senza mai perdere di vista la dignità e la centralità delle persone. Per noi non si è trattato soltanto di superare una situazione che andava avanti da troppo tempo ‘da sinistra’, ma di dare una risposta di governo precisa, seria e umana ad una realtà non più tollerabile”.
“Siamo partiti con i progetti di contrasto dell’evasione scolastica, fondamentali in un contesto in cui erano presenti tanti minori, grazie anche al contributo della Regione – ricorda l’assessore Camilla Sanquerin – Insieme a Caritas, ma non dobbiamo dimenticare le tante realtà del territorio via via coinvolte, abbiamo portato in fondo una serie di progetti centrati sulle persone e le loro specificità. In particolare per promuovere l’autonomia economica e lavorativa i soggetti che avevano i requisiti sono stati inseriti in progetti quali il Servizio civile o i progetti di contrasto alla povertà finanziati dal Fondo Sociale Europeo. È stato un lavoro lungo e complesso che oggi si chiude se ci limitiamo al campo, ma che proseguirà fino alla piena inclusione delle famiglie nella vita civile e sociale delle nostre comunità”.

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