Mar 11 Feb 2025
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Siena: la Beko conferma la chiusura, disattese le promesse del Governo

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Siena: la Beko conferma la chiusura, disattese le promesse del Governo
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Siena, il tavolo ministeriale si è concluso con la conferma da parte della Beko di lasciare Siena entro l’anno mandando a casa i 299 occupati. Il Governo subisce la decisione senza reagire mentre i sindacati abbandonano il tavolo delle trattative.

Nulla di nuovo sotto al un sole pallido e freddo di via Toselli a Siena. La Beko va al tavolo ministeriale e conferma la chiusura dello storico stabilimento senese entro l’anno, come già comunicato ai 299 lavoratori che andranno a casa. La multinazionale passa di mano, la nuova proprietà chiede all’algoritmo come aumentare i profitti, dove chiudere, dove ridimensionare e dove spostare. Nel nostro caso la Arçelik sposta in Turchia per compiacere il suo sultano. Governo, sindacati e lavoratori subiscono questa decisione senza poter opporre alcuna reazione. Tutti i meccanismi del capitalismo, così come lo abbiamo conosciuto, sono saltati. La Beko ha comunicato la decisione di diminuire il numero di esuberi in Italia, mentre gli ammortizzatori sociali rimarranno in essere per due anni. Gli amministratori della Beko avranno chiesto all’algoritmo come gestire la crisi facendola pagare allo stato italiano. Fausta Bergamotto, sottosegretaria che rappresentava al tavolo il ministro delle imprese Urso ha espresso perplessità sulla possibilità di usare la Golden power per la Beko. A che serve allora la norma che conferisce allo Stato poteri speciali per bloccare o imporre condizioni a determinate operazioni societarie al fine di proteggere gli interessi e la sicurezza nazionale? Grande delusione da parte di sindacati e lavoratori che, dopo l’incontro del 30 gennaio speravano in un margine di trattativa. A questo punto anche l’incontro del 24 febbraio sembra più un beffa che un incontro formale. Altro che ammortizzatori, i lavoratori già hanno ricevuto lo stipendio a singhiozzo negli ultimi anni, ora sanno solo di avere di fronte una lenta agonia.