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Siena: sgominata banda ladri, 66 furti in 5 mesi

Un vero e proprio ‘gruppo criminale’ dedito a furti in abitazione e attività di ricettazione di beni preziosi, i cui proventi finivano direttamente in Albania. Il provvedimento di fermo è stato adottato poiché gli inquirenti hanno ravvisato il pericolo di fuga

Sarebbero responsabili di almeno 66 furti in abitazioni compiuti nelle province di Siena, Arezzo e Firenze tra novembre 2017 e marzo 2018, le sette persone alle quali i carabinieri hanno notificato un ‘fermo di indiziato’ nell’ambito dell’operazione ‘off line’ condotta dai militari della compagnia di Siena e coordinata dal procuratore capo Salvatore Vitello e dal pm Aldo Natalini.
Un vero e proprio ‘gruppo criminale’ dedito a furti in abitazione e attività di ricettazione di beni preziosi, i cui proventi finivano direttamente in Albania. Il provvedimento di fermo è stato adottato poiché gli inquirenti hanno ravvisato il pericolo di fuga. Grazie alle indagini sono stati individuati i canali di ricettazione dei beni rubati, due in provincia di Siena e uno nella provincia di Perugia, e accertato che il denaro ricavato dalla vendita della refurtiva veniva spedito in Albania. I componenti della banda individuavano gli obiettivi facendosi assumere dalle vittime occasionalmente come operai edili per lavori di ristrutturazione alle abitazioni. Durante le indagini sono state arrestate in flagranza di reato tre persone trovate in possesso di refurtiva, arnesi da scasso e droga, oltre al sequestro di 8mila euro in contanti. I proprietari della refurtiva recuperata, spiegano i carabinieri, potranno visionare i beni negli uffici della compagnia di Siena su appuntamento telefonico al numero 05773391.
Agivano solitamente nel tardo pomeriggio, divisi in due gruppi, vestiti con abiti scuri per non essere notati e entravano nelle case da finestre o porte finestre defilate. Era questo, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il modus operandi dei sette componenti della banda.
Si tratta di giovani di età compresa tra i 20 e i 35 anni, sei di origini albanesi e uno italiano.
Prima di agire la banda studiava gli obiettivi da colpire osservando le abitudini degli abitanti e l’eventuale presenza di sistemi di allarme per poi effettuare anche 4-5 colpi al giorno che in alcuni casi, a seconda della refurtiva, potevano fruttare anche quattro o cinquemila euro a volta. Il totale del valore della refurtiva, che veniva rivenduta a un compro oro in provincia di Perugia, è ancora in corso di quantificazione da parte dei militari.
Il ricavato della vendita veniva celermente inviato in Albania, dove i malviventi contavano di ritornare a vivere. E proprio questa palese volontà di tornare nel paese d’origine ha convinto la procura ad emettere il decreto di fermo con l’accusa di furto aggravato: per cinque di essi il gip ha già convalidato l’arresto mentre altri due sono latitanti e avrebbero già lasciato l’Italia. L’indagine è partita a novembre 2017 quando, nei pressi della stazione ferroviaria di Siena, i carabinieri hanno fermato per un controllo una vettura con a bordo due cittadini albanesi.
Ad insospettire i militari il fatto che su uno dei due pendeva l’obbligo di presentazione presso la polizia giudiziaria di Verona. Un precedente arresto in flagranza di reato di un complice della banda, inoltre, ha permesso ai investigatori di installare un microfono ambientale sulla vettura utilizzata così da ricostruire l’organizzazione del gruppo criminale che il procuratore capo del tribunale di Siena Salvatore Vitello ha definito in conferenza stampa “due cellule delinquenziali caratterizzate da interscambiabilità che consentiva loro di mantenere inalterata l’operatività”.
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