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🎧 Riapre lo storico museo scientifico de La Specola con tredici nuove sale per collezioni mai esposte

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🎧 Riapre lo storico museo scientifico de La Specola con tredici nuove sale per collezioni mai esposte
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Tredici nuove sale per collezioni mai esposte, 700 metri quadri complessivi, primo esempio in Europa di istituzione scientifica aperta a tutti, accessibile e inclusiva. E’ il Museo della Specola, gioiello del Sistema museale dell’Ateneo fiorentino che compie oggi 249 anni e la cui inaugurazione alla presenza delle istituzioni è rimandata al 26 febbraio in segno di rispetto per le vittime del cantiere di via Mariti.

L’habitat della conoscenza per come lo abbiamo sempre pensato. Il Museo della Specola, gioiello del Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino, si presenta come un viaggio nel tempo con i suoi continui mutamenti di scala: dal macro al micro, dal più lontano al più vicino, dal più complesso al più intelligibile, un racconto che si sviluppa su 700 mq distribuiti su due piani, nuovamente pronto a soddisfare il puro godimento estetico come anche ogni curiosità scientifica mai appagata fino ad oggi. La riapertura della Specola, istituita come ‘Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale’ dal Granduca Pietro Leopoldo il 21 febbraio 1775, quindi esattamente 249 anni fa, è “una restituzione alla città dopo anni di chiusura per manutenzioni e ristrutturazioni”, un evento di punta del centenario dell’Università di Firenze che, precisa il presidente del Sistema Museale, Marco Benvenuti, potrà avvenire con tutti i cerimoniali del caso non prima di aver reso omaggio alle vittime del cantiere di Via Mariti. Lo slittamento dell’inaugurazione alla presenza delle istituzioni si deve leggere, infatti, in quel riguardo doveroso verso il tragico fatto di cronaca cui Benvenuti associa l’operoso e ormai invisibile brulicare di uomini e donne che contribuirono alla costruzione del palazzo e di questo luogo nei secoli. “Noi conosciamo sempre e soltanto il nome degli architetti, degli artisti, degli scultori – prosegue Benvenuti – ma dietro a questi c’erano tante persone di cui non sapevamo niente, e molte magari ci hanno anche rimesso la vita, ecco io vorrei pensare anche a loro”. 

Palazzo Torrigiani, sede del museo ammodernato e ampliato, perpetua così l’idea di un’istituzione inclusiva, accessibile a tutti, dove la bellezza fluisce in ogni sua parte e diventa testimonianza di chi è passato di qui. Tredici le nuove sale espositive in cui trovano ospitalità i percorsi dedicati agli inizi della ceroplastica, alle cere botaniche e alla mineralogia – riportata qui a distanza di 150 anni da Via La Pira -, che affiancano da oggi le collezioni della zoologia e delle preziose cere anatomiche, il Salone degli scheletri, la Tribuna di Galileo e il Torrino astronomico che ospitava l’osservatorio (quest’ultimi fruibili su prenotazione dal 1 marzo), a cui La Specola deve il nome. Una vera wunderkammer che rivela una nuova fioritura della museologia scientifica, con la collezione medicea di pietre lavorate (coppe, vasi, oggetti ornamentali), già ospitata nella Tribuna degli Uffizi – spiccano le due coppe in diaspro e una coppa in giada nefrite appartenute a Lorenzo il Magnifico, la tazza in lapislazzuli a forma di conchiglia citata da Giorgio Vasari e acquistata da Cosimo I nel 1563 dal celebre lapicida milanese Gasparo Miseroni -, il percorso dedicato alla genesi e all’evoluzione della ceroplastica fiorentina con i teatrini allegorici dell’artista siciliano Gaetano Zumbo (1656-1701) e i dipinti di Bartolomeo Bimbi (1648-1729), pittore a servizio di Cosimo III de’Medici e poi dell’Elettrice Palatina, autore di numerose nature morte di fiori, frutti e meraviglie naturali. 

Nel gioco illuminotecnico tornano a guadagnare la scena anche i circa 5000 esemplari della collezione zoologica, fra cui diverse specie estinte che insegneranno molto alle nuove generazioni sull’importanza della salvaguardia del nostro pianeta e, sempre educando alla sostenibilità, si staglia nel buio “cosmico” un florilegio di minerali: dai quarzi brasiliani, del deserto algerino o delle terre siciliane alla nota raccolta di tormaline elbane considerate tra i pezzi più importanti al mondo. Una selezione di 1300 esemplari dei 50 mila nelle disponibilità della Specola che portano dritti verso il presente, con la bella mostra di materiali strategici per le nuove tecnologie (vanadio, quarzo, spodumene, rame, etc.), e  una mappa con evidenziati i 3000 siti di estrazione attivi negli ultimi 150 anni in Italia – di cui ne rimangono solo 76 – e che danno l’idea della perenne corsa dell’uomo alle pietre rare.

L’intervento di riqualificazione del Museo ha interessato 2.280 metri quadri in totale ed è stato finanziato dalla Regione Toscana (per 3,5 milioni di euro) e dall’università di Firenze (per 2,5 milioni), con la collaborazione di Fondazione CR Firenze, Fondazione Prada, Opificio delle Pietre Dure, Friends of Florence. Il Museo è pronto a ricevere oltre un migliaio di visitatori al giorno, e potendo gestirne 230 in contemporanea è consigliabile prenotare sul sito della Specola la fascia oraria ideale.