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🎧 Stadio Franchi, professor Cappello: “La Commissione Europea non si è espressa prima, perché in origine le risorse erano completamente italiane”

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🎧 Stadio Franchi, professor Cappello: "La Commissione Europea non si è espressa prima, perché in origine le risorse erano completamente italiane"
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Firenze, una delle interviste più interessanti dello special di Controradio sullo stadio Franchi è stata quella al professor Mauro Cappello, docente universitario esperto di fondi europei, che ai nostri microfoni ha detto: “I soldi per lo Stadio Artemio Franchi, all’inizio, dovevano essere statali. Poi, quando si è visto che le risorse non bastavano, si è puntato sul Pnrr”.

“Guardi è successo questo, – ha spiegato il professor Cappello – è stata redatta un primo computo metrico dei lavori da fare sullo stadio, e questa somma è stata a suo tempo, e mi sto riferendo all’aprile del 2021, inserita nel piano Nazionale complementare al Pnrr, rammento per i nostri ascoltatori che il piano Nazionale complementare sono soldi completamente statali e quindi in quella occasione, la Commissione Europea non disse nulla. A dicembre 2021 nel comune di Firenze si sono resi conto che servivano ulteriori e risorse finanziarie, per reperire queste ulteriori di sottaceti anziani hanno candidato lo stadio Franchi sui bandi Pnrr, nella missione 5 inclusione sociale, che dal mio punto di vista dovrebbe essere dedicata a tutt’altro rispetto che non a uno stadio”.

In podcast l’intervista al professor Mauro Cappello, docente universitario esperto di fondi europei.

“La Commissione Europea non si è espressa prima – risponde Cappello alla domanda se la Commissione Europea avesse potuto esprimere le sue perplessità tempo prima – perché le risorse erano completamente italiane, come ripeto ad aprile 2021, si parlava di Piano Nazionale complementare al Pnrr, quindi si parlava di risorse completamente statali, la scelta era comunque opinabile, però i soldi non erano della commissione europea e presumo che la Commissione Europea in particolare non sia intervenuta per questo motivo. Adesso i soldi invece sono stati previsti sul piano nazionale di ripresa e resilienza, che sono i soldi europei, vorrei ricordare tra l’altro, che una parte di questi soldi è a prestito, soldi che noi dovremmo ripagare entro il 2050, e vorrei far rendere conto ai nostri ascoltatori del fatto che noi stiamo intebitando noi e i nostri figli per fare un’opera pubblica che verrà poi sfruttata esclusivamente da un privato”.