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Strage Viareggio, difesa: ‘Condanna Moretti era un obiettivo’

Avvocato D’Apote,’A.d. senza competenze su esercizio ferroviario’

“La condanna di Mauro Moretti è un obiettivo che si doveva raggiungere facendo qualche sforzo interpretativo o spingendo su qualche ambiguità normativa”. Lo ha detto l’avvocato Armando D’Apote, difensore dell’ex ad di Fs e di Rfi, Mauro Moretti (presente in aula), al processo di appello sul disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009.

“Anche sulla riduzione della velocità dei convogli, forse ipotizzando di mandare i treni merci a 60 km/h – ha detto D’Apote – non c’è nessun potere di intervento, da parte dell’amministratore delegato, sulle disposizioni di esercizio”. Competenze su cui il difensore ha parlato di “regole assurde” e, escluse quelle dell’ad, di responsabilità non definite e comunque da riportare a livello di ministero come per la velocità nelle autostrade. Un tema che poi “avrebbe riguardato non solo Viareggio ma tutta l’Italia dove ci sono 1400 stazioni in centri abitati. Scelta che porterebbe scompiglio sia sul traffico sia per valore”, quindi, ha concluso, “non decide l’ad di Fs o di Rfi”.

“Dunque, per cosa Mauro Moretti dovrebbe esser condannato, per essere accusato di non aver fatto che cosa?”, ha anche detto il difensore Armando D’Apote respingendo le accuse all’ex ad di Fs, imputato, tra i reati, di omicidio e lesioni plurimi colposi e incendio. “Forse – ha proseguito il difensore di Moretti – dovrebbe essere condannato per non aver ordinato la riduzione della velocità”, dei convogli sull’infrastruttura ferroviaria? “Ma lo doveva davvero fare, lo poteva davvero fare?”, ha ancora detto D’Apote.

Inoltre nell’arringa il difensore di Moretti ha ribadito, come già in primo grado, che il tema del picchetto “è irrilevante”. “E’ chiaro, è pacifico – ha spiegato – che la cisterna si è squarciata su un elemento dell’infrastruttura ferroviaria, che secondo me fu la cosiddetta ‘zampa di lepre’ e non il picchetto. Ma, ripeto, è un tema che ritengo irrilevante perché si sta parlando di un elemento dell’infrastruttura presente su tutta la rete” ferroviaria “non solo presso la stazione di Viareggio”.

D’Apote ha inoltre svalutato l’importanza del ‘detettore di svio’, un rilevatore di deragliamento – che fa scattare la frenata automatica del convoglio – di cui, nelle accuse, le Fs, quindi Moretti quando ne era a capo come ad, dovrebbero dotare tutti i treni. Per il legale non c’è la certezza tecnica che si tratti di un dispositivo risolutivo nella gestione dei casi di svio e quindi non è imputabile a Moretti nessuna omissione neanche sotto questo aspetto. E anche “il piano operativo merci pericolose, di cui è stato parlato, non era qualcosa di dovuto, qualcosa di intraneo”.

Mauro Moretti ha ascoltato le argomentazioni seduto accanto al suo avvocato nella prima fila dei banchi davanti alla corte di appello. D’Apote, anche ricordando che “Moretti ha sanato le Fs, ha chiesto già oggi “l’assoluzione” per il suo assistito, tuttavia la sua discussione non è terminata e avrà una ‘coda’ nell’udienza del 28 marzo, il pomeriggio. Il calendario prevede che il processo di appello osservi una pausa fino alla ripresa dal 9 aprile per le repliche di pm, parti civili e difese. Questi interventi sono previsti anche nelle udienze successive dei giorni 11, 12 e 15 aprile.

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