L’appello di Lido Lazzerini, sopravvissuto alla strage di Mommio di Fivizzano (Massa Carrara), del 4 e 5 maggio 1944, che ha scritto una lettera aperta al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani per chiedere “attenzione alla domanda di giustizia” relativa alla richiesta di un processo civile nei confronti della Germania per le vittime delle stragi avvenute per mano dei nazisti”
Lazzerini lo fa a nome di “un gruppo di persone sopravvissute o familiari di vittime delle stragi del 23 agosto del Padule di Fucecchio (Firenze) o di altre avvenute in Toscana, oppure ancora di deportazioni in Germania”, ricordando i precedenti passaggi avuti con la giunta regionale. “L’ex presidente Enrico Rossi – scrive Lazzerini – più volte si è detto pronto a prendere concrete iniziative a favore di chi ha subito la violenza nazista. Successivamente, a dicembre 2019, un nostro gruppo ha incontrato l’allora vicepresidente Monica Barni esponendo con grande chiarezza la nostra richiesta di giustizia. Ci fu detto che sarebbe stata interessata l’Avvocatura della Regione circa la possibilità di promuovere un processo civile nei confronti della Germania. Da allora, malgrado i nostri ripetuti solleciti, non abbiamo avuto nessuna risposta”.
Sono trascorsi settantasette anni da quel terribile 1944 quando, tra la primavera (quando i nazifascisti infierirono contro la popolazione di Mommio) e l’autunno, centinaia di persone innocenti, uomini anziani, donne inermi e bambini vennero uccisi dalla furia omicidia delle truppe naziste spesso sostenute e guidate da reparti di fascisti locali. In questo lungo e inesorabile trascorrere del tempo quasi tutti i testimoni e i sopravvissuti ci hanno lasciato, ma la memoria di quei mesi resta viva nei paesi e nelle comunità coinvolte ed è dovere di tutti tramandarla.
Erano le settimane che precedettero e seguirono le stragi di Sant’Anna di Stazzema e di Monte Sole-Marzabotto, quelle più note a livello nazionale; settimane nelle quali la strategia militare nazista evolse in quella “guerra ai civili” teorizzata e dimostrata dagli storici che si sono occupati di quei fatti.
L’avanzata dell’esercito alleato lungo la Penisola dopo lo sfondamento della linea Gustav a Montecassino nel maggio 1944, portò alla riorganizzazione dell’esercito nazista -sostenuto dai reparti della RSI – lungo una nuova linea del fronte, la “Gotica”, tra la Versilia e la costa adriatica tra Marche ed Emilia Romagna, passando per le Apuane e l’Appennino.
Quello pubblicato qui sotto è un elenco delle stragi e degli eccidi più rilevanti, quelli dove il numero delle vittime tra i civili fu più elevato, dove l’efferatezza degli atti dimostra quanto l’uomo possa diventare animale. Ma ci sono altre decine di episodi drammatici, sparsi nel territorio da Zeri a Montignoso: una raccolta più completa si può trovare nell’Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia (www.straginazifasciste.it)
Mommio – 4, 5 maggio. Rastrellamento nell’alto fivizzanese per la presenza di bande partigiane. Mentre Sassalbo non è oggetto di rappresaglia a Mommio vengono uccisi 19 civili e 3 partigiani.
Forno – 13 giugno. A Forno i partigiani hanno il loro comando: tedeschi e fascisti entrano in paese all’alba: cinquanta uomini vengono deportati in Germania, altri fucilati. Si conteranno 68 vittime.
Ponticello – 3 luglio. Durante un rastrellamento, cinque civili vengono prelevati nei pressi di Dobbiana, scortati fino a Ponticello dove, il mattino successivo, sono fucilati nel piazzale della chiesa.
Canova di Aulla – 24 luglio. In uno scontro rimangono uccisi alcuni tedeschi. Per rappresaglia viene bruciato il paese e fucilati 8 civili.
Marciaso di Fosdinovo – 3 agosto. Dopo uno scontro fortuito tra genieri tedeschi e partigiani il paese viene minato e bruciato: muoiono 6 anziani che non sono riusciti a mettersi in salvo.
Bardine San Terenzo e Valla – 19 agosto. I partigiani uccidono 17 tedeschi che avevano fatto razzia di bestiame. I soldati del battaglione di Reder uccidono a Bardine 53 prigionieri, a Valla altre 114 persone tra cui 63 donne e 11 bambini. Tra loro anche il parroco, don Michele Rabino.
Guadine di Massa – 24 agosto. I tedeschi percorrono il paese sparando: si contano 13 vittime, tra cui cinque donne.
Vinca – 24 agosto. Le SS di Reder con membri della Brigata Nera massacrano la popolazione, in prevalenza donne (95) e bambini (26): in totale 144 vittime; tra loro anche il parroco, don Luigi Ianni.
Massa – 10 settembre. Dieci religiosi ed altre persone, tra cui tre sacerdoti, catturati nella Certosa di Farneta, vengono fucilati a piccoli gruppi in diversi luoghi della città di Massa: si contano 37 vittime.
Tenerano di Fivizzano – 13 settembre. Dopo un’azione contro i partigiani, i nazifascisti scendono in paese dove uccidono 16 persone.
Bergiola Foscalina – 16 settembre. Un militare di Reder viene ucciso tra Massa e Carrara; un reparto tedesco inizia la strage nel paese vicino. Si conteranno 71 vittime tra cui 40 donne e 17 bambini.
Fosse del Frigido – 16 settembre. I circa 170 detenuti nel carcere di Massa vengono trasportati nel fiume Frigido e uccisi a raffiche di mitragliatrice. Si conteranno 147 vittime: tra queste una donna di Zeri che era stata incarcerata per macellazione abusiva.
Avenza – 10 novembre. Alcuni partigiani sequestrano tre militari germanici: i tedeschi mettono in atto una rappresaglia in Avenza rastrellando una settantina di uomini e uccidendone 11.
Regnano di Casola – 23 novembre. I tedeschi occupano Regnano, dove ha sede il comando della III Brigata lunense “Spezia”. Il paese è devastato e vengono fucilati 13 civili.