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Studentesse Usa, sentenza Camuffo: “Il rapporto c’è stato ed era contro volontà donna”

La difesa di Camuffo, assistito dagli avvocati Filippo Viggiano e Cristina Menichetti, già dopo la sentenza dello scorso 11 ottobre che lo ha condannato a 4 anni e 8 mesi, aveva annunciato ricorso in appello parlando di una “sentenza severa”.

“Il rapporto sessuale c’è stato ed è stato contro la volontà della donna”. Così scrive il gip Fabio Frangini nelle motivazioni della sentenza di condanna, per l’ex appuntato dei carabinieri Marco Camuffo accusato di violenza sessuale  per aver abusato di una studentessa americana di 21 anni che aveva bevuto al punto di non essere in grado di opporsi, e per aver agito con violenza e con abuso di autorità.

La ricostruzione dei fatti, come si legge su “La Repubblica”: quella notte i due carabinieri erano stati inviati alla discoteca Flo al piazzale Michelangelo per sedare un litigio e lì avevano incontrato le due amiche straniere e si erano offerti di accompagnarle a casa sull’auto di servizio. Al portone, invece di salutarle, erano entrati con loro e ciascuno dei due si era appartato con una delle ragazze, forse convinti di averle incantate con il fascino della divisa. Ma pochi minuti dopo essere entrate in casa le due studentesse chiamarono disperate la loro tutor denunciando di essere state violentate.

Il giudice, nelle motivazioni, analizza i fatti accaduti tra la notte fra il 6 il 7 settembre 2017, ricostruisce la cronologia degli eventi, le diverse versioni fornite dai carabinieri e dalle due ragazze, poi assistite dagli avvocati Francesca D’Alessandro e Gabriele Zanobini. Smontante anche alcune “dicerie” (come definite dallo stesso giudice) secondo cui le due giovani avrebbero avuto un’assicurazione contro episodi di violenza. “Di tale diceria vi è traccia negli interrogatori degli imputati, ma anche nelle conversazioni telefoniche sulle utenze dei militari – spiega il gip – ebbene, prodotti agli atti i contratti di assicurazone, in nessuno di essi vi è una sola clausola che faccia riferimento a risarcimenti per violenze sessuali subite”.

“Le due ragazze sono benestanti – continua il giudice nelle motivazioni che vengono riportate da ” La Repubblica” -, sono venute in Italia a fare uno stage di quattro mesi, sono arrivate in Italia da pochissimi giorni e la vicenda in oggetto ha visto bloccare sul nascere, per motivi personali, ma assolutamente comprensibili, quell’esperienza che le stesse hanno affrontato con tanto entusiasmo. Certamente non erano e non sono alla ricerca di facili risarcimenti del danno, che non cambierebbero in nulla la loro posizione economica e sociale”.

“Sostenere – scrive il gip – come hanno fatto Camuffo e Costa, che non si sono accorti che avessero bevuto è un falso, tanto evidente quanto ingenuo. Non vi possono essere dubbi sul fatto che le ragazze avessero bevuto e parecchio. Una serata nella quale due ragazze hanno cercato di divertirsi, semmai anche bevendo alcolici oltre il limite, ma non per questo le stesse devono essere colpevoliuzzate: non per questo il loro racconto può definirsi inattendibile”.

Secondo il tribunale di Firenze, infatti, “nel momento in cui i due militari fanno salire le ragazze a bordo della vettura, non solo sono consapevoli del loro stato, ma verosimilmente già immaginavano come condurre i momenti successivi. Il fatto di accompagnare le donne “per galanteria” come detto da Camuffo è una contraddizione” perché ” se le donne fossero state veramente sobrie e lucide, legittimerebbe i militari a dare passaggi a tutte le donne che lo richiederebbero” e perché “se consapevoli del loro stato alterato, allora fa chiaramente comprendere che nel momento di farle salire a bordo nella consapevolezza dell’irregolarità già avevano in mente cosa avrebbero almeno tentato o sperato di fare”.

Per l’appuntato Marco Camuffo, “resta un rapporto sessuale fatto con violenza, vale a dire senza il consenso della persona offesa – scrive il giudice – approfittando di una situazione psicofisica di inferiorità, ma soprattutto a fronte del dissenso ben espresso dalla persona offesa”.

Per il suo collega di pattuglia, Pietro Costa, 33 anni, che è stato rinviato a giudizio con le identiche accuse nei confronti di un’altra giovanissima studentessa americana, il processo inizierà il 10 maggio 2019.

Proprio Costa, scrive il giudice, ‘fa dichiarazioni che inchiodano Camuffo alle sue responsabilita’ dicendo di aver sentito i ‘no.. no’, ‘no.. cosa fai” della ragazza. ‘Poter
affermare che Camuffo non avesse percepito il diniego della ragazza, sentito dal suo collega ‘indaffarato’ con l’altra, appare veramente arduo’, chiosa il giudice.
   Per la sentenza su Camuffo ‘il rapporto sessuale c’e’ stato ed e’ stato ‘contro’ la volonta’ della donna’; non c’e’ ‘nessun motivo logico per ritenere che vi fosse stato un rapporto consenziente anche perche’ Camuffo andando via disse: ‘Non e’ che domani queste
se la pensano e denunciano?…”. Peraltro la ragazza tre minuti dopo chiamo’ il padre negli Usa per raccontargli l’accaduto e avviso’ un amico.
Quanto alla ‘galanteria’, cosa detta da Camuffo, Franginiosserva la contraddizione perche’ ‘se fossero state sobrie, cio’ legittimerebbe a dare passaggi a tutte le donne che lo
richiederebbero’.  Quindi approfittarono delle due americane che sierano fidate di loro in quanto ‘poliziotti’.
In definitiva, mentre la ragazza da’ un ‘racconto coerente e pieno di pathos, non contradditorio’, l’appuntato Camuffo da’ ‘una sua versione dei fatti assolutamente risibile,
non logica, descrivendo una scena sessuale ridanciana se non fosse di assoluta drammaticita”.
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