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🎧 Suicidio assistito: il diritto esiste, mancano regole uniformi. La raccolta firme non si ferma

suicidio

La notizia è trapelata ieri, ma il caso risale ai primi mesi dell’anno, nel territorio della costa toscana. Stiamo parlando del primo caso in Toscana di suicidio medicalmente assistito, con il via libera del Servizio sanitario regionale. Un uomo che ha scelto di chiudere la sua esistenza piena di sofferenza facendosi accompagnare nell’ultimo viaggio da un medico pisano: Paolo Malacarne, ex primario – oggi in pensione – del reparto di rianimazione dell’ospedale di Pisa.

il servizio di Raffaele Palumbo

La notizia non è di quelle che passano inosservate. Soprattutto perché si tratta di una di quelle notizie che al loro interno ne contengono un’altra più grande. La notizia – lo abbiamo detto – riguarda il primo caso di suicidio medicalmente assistito con il via libera del Servizio sanitario regionale. Faremo meglio a parlare di eutanasia. Ma la notizia più grande riguarda il fatto che una vicenda – quella appunto dell’eutanasia – che fa discutere, divide, anima i peggiori talk show televisivi, è una vicenda che è già realtà, che esiste, che sviluppa in maniera concreta, non da oggi e non solo in – ovviamente – in Toscana. È un classico della vita politica italiana, sempre indietro rispetto alla vita reale e costretta ad arrancare rispetto ad una realtà dei fatti molto avanti. In Italia l’eutanasia esiste. Ma c’è un però. E questo “però” lo spiega bene il costituzionalista della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, Emanuele Rossi, quando dice “l’amministrazione statale dovrebbe avere delle coordinate d’azione uniformi su tutto il territorio nazionale, dettate dal legislatore e invece siamo in una situazione particolarmente delicata: la Corte costituzionale ha depenalizzato, in particolari circostanze, il reato di aiuto al suicidio, ma il Parlamento non è ancora intervenuto”. Ovvero, l’Asl Toscana nord ovest, quella che governa il sistema sanitario della costa toscana, ha predisposto un protocollo operativo già nel 2021. Il provvedimento prevede che la richiesta del paziente sia valutata da una commissione composta da un medico palliativista, uno psichiatra (che attraverso un dialogo con il paziente accerti la sua irremovibile volontà e che essa si sia formata liberamente ed autonomamente), uno psicologo, un anestesista rianimatore, un medico specialista nella patologia di cui soffre il richiedente, un medico legale e il medico di famiglia del paziente. Ma questa è stata una iniziativa che ha preso la Asl Toscana nord ovest. Perché se il diritto esiste – come sostenuto dalla Corte Costituzionale – il Parlamento si rifiuta di emanare regole chiare ed uniformi per il territorio nazionale. In altre parole oggi una qualunque Asl può non rispondere alla richiesta del malato – cosa che accade regolarmente, perché modalità e tempi non sono normati. E mentre il Parlamento sta a guardare l’Associazione Luca Coscioni ha già presentato una proposta legislativa a 12 regioni, che un giorno dovranno pur votare.

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