Ven 10 Gen 2025
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Suicidio assistito, tribunale Firenze conferma divieto somministrazione farmaco richiesto da 70enne

La donna aveva ottenuto dalla stessa azienda sanitaria il via libera per l’accesso alla procedura di aiuto alla morte volontaria, resa legale in Italia dalla sentenza 242\2019 sul caso Cappato\Dj Fabo. Ii divieto del tribunale  riguarda la somministrazione del farmaco.

Il tribunale di Firenze ha confermato il diniego presentato dalla Asl Toscana Centro in merito alla fornitura dei farmaci necessari alla procedura di suicidio assistito, richiesto da una 70enne toscana, affetta da Bpco, malattia polmonare causata dal restringimento persistente delle vie aeree.. E’ quanto riferisce l’associazione Coscioni che aveva reso noto il caso della 70enne a novembre scorso preannunciando il ricorso in appello e che preannuncio il ricorso in appello della donna.

I giudici del tribunale, si spiega in una nota dell’associazione, “hanno confermato il diniego, ritenendo che i farmaci idonei fossero reperibili privatamente in Italia e che la signora, non essendo in uno stato di indigenza, potesse acquistarli. La donna ha quindi deciso, tramite il suo team legale coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, di presentare appello alla decisione affinché sia ordinata la fornitura di tutti i farmaci, alcuni dei quali non reperibili privatamente, già autorizzati dall’azienda sanitaria”.

In Toscana, per l’associazione, “al momento sono due le aziende sanitarie che stanno agendo in contrasto con la sentenza della Corte costituzionale. Oltre alla paziente 70enne affetta, infatti, anche un’altra donna, 54enne affetta da sclerosi multipla, che aveva ottenuto il parere favorevole per l’accesso al suicidio assistito a luglio 2024, sta attraversando lo stesso impasse, dopo che la Azienda USL Toscana Nord Ovest continua a negarle il farmaco.

Le aziende sanitarie di Regioni come il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, invece, hanno portato a termine l’intera procedura, verificando le condizioni dei pazienti, definendo le modalità di attuazione e fornendo tutto il necessario, secondo quanto stabilito dalla Consulta”.

“Negare, come ha fatto il tribunale di Firenze la fornitura dei farmaci che, diversamente da quanto sostenuto dall’Azienda sanitaria, non sono reperibili per via privata, significa violare la volontà della persona e disapplicare il giudicato costituzionale che ha inteso con il suo intervento eliminare discriminazioni nel rispetto del diritto all’autodeterminazione tra malati che scelgono percorsi di fine vita diversi”, dichiara Gallo secondo la quale il giudice di Firenze “ha erroneamente interpretato la procedura medica prevista dalla letteratura scientifica e approvata dall’azienda sanitaria che oggi ne nega la fornitura. Nel frattempo le condizioni della signora sono peggiorate e rischia di non poter procedere secondo la propria volontà”.