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Cultura & SpettacoloTeatro Studio: i Gogmagog in prima nazionale con "Giovanni per campare digiunava"

Teatro Studio: i Gogmagog in prima nazionale con “Giovanni per campare digiunava”

Dal 24 al 28 novembre al Teatro Studio “Mila Pieralli” di Scandicci i Gogmagog debuttano in prima nazionale con “Giovanni per campare digiunava”, graphic novel dal vivo su Giovanni Succi, artista della fame

Digiuno, scienza, magia, in una vorticosa riflessione sul circo dell’arte e della vita, spinta oltre ogni limite. I Gogmagog debuttano con Giovanni per campare digiunava in prima nazionale al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci dal 24 al 28 novembre. Il titolo riprende il modo ironico, in voga a fine ’800, di descrivere la strana e bizzarra attività di Giovanni Succi, il più grande “artista della fame” del suo tempo. Lo spettacolo è ideato e scritto da Virginio Liberti, con in scena Cristina Abati, Carlo Salvador, Rossana Gay, Tommaso Taddei (anche regista).

“Non intendiamo restituire cronologicamente la stravagante vita di Succi – afferma Taddei – siamo consapevoli di poterla raccontare solo per frammenti, nella forma di un graphic novel agito dal vivo: la scena dialoga e si interseca con altri linguaggi, come l’illustrazione, il fotoromanzo, e poi frammenti video e musica.”

Il lavoro si alimenta degli esiti di un lungo laboratorio con oltre 90 ragazzi degli Istituti superiori scandiccesi Russell Newton e Sassetti Peruzzi, impegnati, tra l’altro, nella lettura/approfondimento di Un digiunatore di Franz Kafka, nonché nell’analisi storica di Giovanni Succi, scomparso 100 anni fa proprio a Scandicci. Il progetto è a cura di Stefano De Martin.

Accompagnano la pièce il libro Vivere di fame ovvero Fame di vivere e l’omonima mostra fotografica alla Biblioteca di Scandicci, aperta fino al 1° dicembre (il 22 novembre, ore 17-18:30, è in programma l’incontro Il digiuno e i sogni con Paolo Albani, Laura Forti, Aldo Frangioni, Enzo Fileno Carabba).

Una produzione Gogmagog, con il sostegno di Regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, Fondazione Teatro della Toscana e Comune di Scandicci.

I Gogmagog

Nel 1922 fu dato alle stampe Un digiunatore (Ein Hungerkünstler, letteralmente Un artista della fame) scritto da Franz Kafka che, gravemente ammalato, morirà due anni dopo. Narra di un digiunatore di professione che, non trovando il cibo adatto a lui, si lascia morire nella gabbia in cui era stato rinchiuso per la sua esibizione.

È probabile che il modello ispiratore di Kafka sia stato lo stravagante Giovanni Succi, uno degli artisti del digiuno più conosciuti nel mondo tra Ottocento e Novecento, la cui figura è al centro diGiovanni per campare digiunava dei Gogmagog, in prima nazionale al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci dal 24 al 28 novembre. Ideato e scritto da Virginio Liberti, vede in scena Cristina Abati, Carlo Salvador, Rossana Gay, Tommaso Taddei (anche regista).

“Lo spettacolo – dice Taddei – si snoda come un viaggio all’interno delle imprese, delle contraddizioni, dei cortocircuti sensoriali e di senso presenti nella vita di Giovanni Succi, artista del digiuno, una forma d’arte che raccoglieva enorme successo poco più di un secolo fa e che oggi appare difficile anche da immaginare.”

Nato a Cesenatico nel 1850 e morto a Scandicci 100 anni fa, nel 1918, durante la sua carriera artistica Succi ha compiuto imprese memorabili. Nel 1886 a Parigi digiunò per 30 giorni consecutivi. Nel 1888, quando replicò quella sua “performance” a Firenze, si sottopose anche ai controlli medici dell’equipe del prof. Luigi Luciani, uno dei più importanti fisiologi dell’epoca, per garantire la serietà e il rigore dell’esperimento. A partire dal 1898 fece a Torino vari spettacolari digiuni: uno di 50 giorni e un altro addirittura di 66, nel quale perse ben 20 chili.

“La pubblicazione Vivere di fame ovvero Fame di vivere e l’omonima mostra – precisa Tommaso Taddei – offrono maggiori strumenti per entrare nella biografia di Giovanni Succi di quanto faccia lo spettacolo. Il nostro racconto segue continui slittamenti di senso, di percezione. Limiti, soglie, contrasti per incalzare una visione spiazzante, non accomodante. Giovanni per campare digiunava – prosegue – è dedicato a un pubblico giovane, come quello che abbiamo conosciuto nei laboratori, da cui abbiamo colto la dimestichezza con linguaggi che stanno fuori dal teatro. Abbiamo voluto poi uno schermo, in fondo alla sala, lo stesso che oggi ci guida e ci interrompe continuamente.”

La vicenda si svolge all’interno di un piccolo circo, abitato da una compagnia bislacca e scalcinata, composta da una donna barbuta, da dei personaggi mascherati e da una declinazione contemporanea del clown bianco; la donna tenta di raccontare la vita dello straordinario digiunatore, ma viene interrotta continuamente dai suoi compagni di scena. Le illustrazioni originali sono di Marco Ferro, le elaborazioni video di Ines Cattabriga.

“Dopo una delle molte interruzioni provocate dai suoi compagni, la donna – interviene Taddei – si addormenta, insegue un sogno di libertà. Una libertà in grado di mescolare tempo e spazio, di essere qui e altrove, magari incontrando Succi tra le braccia di Mafalda, Gandhi, Marylin Monroe o altre icone a lui non coeve.”

La soglia che i Gogmagog intendono indagare si tiene fra i poli del digiuno volontario come pratica per fare spazio dentro di sé, per accogliere altro, e la fame “nuda e cruda”, quella drammatica, mortale, imposta come dannazione che non fa spazio a nient’altro, che costituisce un grande dramma sociale.

“La dialettica – conclude Tommaso Taddei – è rappresentata dalle immagini coloratissime di Ensor (quelle del suo carnevale anarchico, della morte, del Gesù che moltiplica i pesci, degli scheletri, delle grandi abbuffate) e quelle in bianco/nero delle file interminabili degli indigenti richiedenti almeno un piatto di minestra. Pur non essendo un lavoro prettamente politico, riflette molto su quanto noi sentiamo sottopelle; ed essere partiti dal corpo di Giovanni Succi e dai corpi adolescenti dei nostri laboratori, ci ha aiutato non poco.”