Lun 23 Dic 2024
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ToscanaDiritti'Tempo tuta' vale 10 minuti, infermieri Livorno vincono causa

‘Tempo tuta’ vale 10 minuti, infermieri Livorno vincono causa

“Riconosciuto il diritto di vedersi retribuito il tempo per indossare la divisa”: lo stabilisce una sentenza del giudice del lavoro di Livorno, che ha accolto il ricorso degli infermieri dipendenti della ex Usl 6, patrocinati dal sindacato Nursind, riconoscendo il risarcimento economico del tempo necessario a indossare il camice, il cosiddetto ‘Tempo tuta’.

E’ di 10 minuti giornalieri il tempo stabilito dal giudice per le operazioni di vestizione e svestizione, da includere nell’orario di lavoro. La causa ha affrontato la più generale questione del ‘tempo tuta’, cioè se va retribuito o meno il tempo necessario al cambio dei vestiti negli ambienti dove si deve indossare abbigliamento da lavoro.

Questa sentenza, spiega Nursind in una nota, stabilisce risarcimenti da 750 a 2.500 euro per gli infermieri ricorrenti relativi ai cinque anni precedenti l’inizio della causa e impone all’Asl Toscana Nord Ovest il pagamento delle spese processuali; il Nursind sta già predisponendo ulteriori ricorsi per centinaia di infermieri della zona livornese.

“Siamo orgogliosi della vittoria ottenuta al termine di un procedimento lungo cinque anni”, ha commentato così la sentenza Roberta Sassu, segretario territoriale del Nursind. “Il sindacato – ha aggiunto Sassu – insieme ai suoi iscritti ha intrapreso questa causa che ha portato al riconoscimento del diritto di ogni lavoratore di vedersi incluso nell’orario di lavoro il tempo impiegato nella vestizione e svestizione degli indumenti di lavoro, ammettendo che il tempo necessario a tale attività il lavoratore si trova al servizio dell’azienda a disposizione del datore di lavoro”. “Questa attività è necessaria – continua la sindacalista – per l’adempimento degli obblighi di legge in tema di igiene e sicurezza e ancor più fondamentale se pensiamo anche alle circostanze che stiamo vivendo in questo periodo in merito alle infezioni ospedaliere che purtroppo affliggono i presidi sanitari”.