Mugello, “Ogni anno registriamo circa 200-300 terremoti locali che avvengono fra l’Appennino settentrionale e la Toscana centrale. Quello di stamani è un evento abbastanza fisiologico, che si ripete più o meno una volta l’anno. Per fortuna si tratta di una scossa che non dovrebbe aver provocato danni, ma è stata chiaramente avvertita dalla gente”.
Queste le dichiarazioni riportate in una nota dal sismologo dell’Istituto geofisico toscano Andrea Fiaschi in relazione alla scossa 3.4 registra stamani in Mugello, a Borgo San Lorenzo (Firenze).
L’Istituto, che fa parte della Fondazione Parsec e ha sede a Prato, si occupa della gestione di tutto il monitoraggio del Mugello, una delle zone sismiche più attive dell’Appennino e si avvale di 10 stazione per monitorare l’area. Queste stazioni sono dei pozzetti con sensore e sistema di trasmissione dati alimentato da pannelli fotovoltaici.
In Toscana complessivamente fanno capo all’istituto 22 stazioni di rilevamento, una rete che copre anche una buona metà della Toscana, compresa l’Isola d’Elba, fino all’Emilia Romagna. A Prato, a villa Fiorelli dove recentemente è stato trasferita la centrale di monitoraggio sismico dell’Istituto, i movimenti della terra sono dettagliatamente studiati attraverso la rete di rilevamento e i computer che in tempo reale inviano i dati anche all’Ingv di Roma.
“Il monitoraggio del Mugello, con ben 10 stazioni di rilevamento, è complesso – spiega poi il direttore della Fondazione Parsec Marco Morelli -. Oltre alla manutenzione ordinaria effettuata da esperti che fra monti e boschi controllano continuamente le stazioni ed effettuano le riparazioni in caso di guasti, la strumentazione deve essere rinnovata ogni 7-8 anni e i costi sono alti”. Il conto ammonta a 100 mila euro l’anno, per il momento coperto interamente dal Comune di Prato e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. “Molto importante sarebbe il coinvolgimento della Regione Toscana e della Provincia di Firenze, coinvolgimento a cui stiamo già lavorando”, conclude Morelli.
Nel 2012 l’Istituto, nato 90 anni fa come Osservatorio sismologico San Domenico, si occupò anche del monitoraggio del relitto della Concordia.