Arezzo, il giorno dopo le scene di violenza, c’è ancora paura tra i lavoratori della stazione di servizio di Badia al Pino sull’A1, vicino alla città toscana, teatro ieri degli scontri tra tifosi della Roma e del Napoli.
E trapela anche la sensazione che da subito all’arrivo dei tifosi napoletani ieri molti avevano capito che “qualcosa di strano fosse nell’aria”. “Si era capito subito che non sarebbe stata una domenica come le altre”, sussurra qualcuno riportando i racconti dei colleghi oggi di riposo “perchè chi lavora la domenica il lunedì sta a casa”.
Molti gli indizi. A partire dai tanti van, usati dai tifosi per le trasferte al posto dei pullman, “parcheggiati ovunque nell’area di servizio, e che soprattutto non ripartivano subito dopo una breve sosta”. E poi nessuno dei supporter vestiva i colori della propria squadra ma erano tutti con abbigliamento nero e cappucci.
“Si sentivano gli accenti, che tradivano la provenienza delle persone, ma i tifosi non erano riconoscibili chiaramente”, raccontano oggi all’autogrill segnato, oltre che dalle violenze di ieri, dalla morte di Gabriele Sandri. E così non è difficile pensare che quanto avvenuto ieri non sia stato un frutto del caso, anzi tutto fa pensare che l’azione fosse stata ben studiata.
Poi i momenti concitati e la paura nel vedere quel “mucchio selvaggio” di incappucciati di nero con bastoni e fumogeni, e la guerriglia e gli scontri che si sono riversati anche lungo la carreggiata autostradale, “mentre c’erano le auto: una cosa mai successa”.
Eppure, Badia al Pino è stato già teatro di altri scontri tra tifoserie: il caso più eclatante l’11 novembre 2007, quando Gabriele Sandri, tifoso laziale che si trovava in auto ad attendere amici, rimase ucciso dal colpo di pistola sparato ad altezza d’uomo dall’agente della polizia stradale Luigi Spaccarotella.
C’è curiosità circa i fatti di ieri anche tra gli avventori della stazione: ai tavoli, mangiando un panino o prendendo il caffè si commenta l’accaduto. Qualcuno si avvicina al bancone, o alla pompa di benzina, anche per avere qualche dettaglio o commento, ricevendo però un garbato diniego. “Una follia ma è il tifo oggi”, è il commento di uno dei clienti, poco prima di risalire in auto e ripartire.
All’indomani nel piazzale della stazione non rimangono segni degli scontri, mentre resta intatto il memoriale per Sandri, ricordato da scritte, adesivi e sciarpe dei tifosi.