Site icon www.controradio.it

Tiziano Renzi: “Sono innocente, ma su di me accanimento difficile da accettare”

“Non è la prima volta che vengo processato e per il momento sono felice di essere sempre stato archiviato o assolto. Ma stavolta è particolare perché per questa indagine ho perso la libertà personale e sono diventato agli occhi di tutta Italia un pericoloso criminale”. Lo ha dichiarato Tiziano Renzi, padre del senatore Matteo Renzi, al processo per bancarotta fraudolenta e fatturazioni false nel fallimento delle cooperative di volantinaggio e servizi pubblicitari Marmodiv, Delivery Service, Europe Service, collegate alla Eventi 6 srl, la società controllata dalla famiglia Renzi.

“Per gli esperti di diritto questa è una cosa normale che capita a chi viene arrestato. Ma per uno come me, che è assolutamente certo di non aver compiuto nessun reato, essere oggetto di un accanimento è molto difficile da accettare”. Queste le parole di Tiziano Renzi che ha reso dichiarazioni spontanee in aula nella fase finale del processo per cui si prevede la sentenza il 24 luglio. Oltre ai genitori di Matteo Renzi, sono imputate nel processo altre 13 persone, membri dei cda delle stesse coop e imprenditori.

Il padre del leader di Italia Viva ha parlato circa quindici minuti contestando le accuse: “Noi non abbiamo sfruttato nessuno dei nostri lavoratori e non abbiamo sfruttato neanche nostro figlio perché prima che lui diventasse famoso guadagnavamo di più”, “non abbiamo fatto false fatturazioni”, ha ribadito. Inoltre, leggendo una memoria che ha fatto depositare ai suoi difensori agli atti, Tiziano Renzi ha anche detto: “Per il pm Turco ho un disegno criminoso per il quale costruisco cooperative e poi le lascio bollire. Bontà sua, egli riconosce che in molti casi quando noi ‘abbandoniamo’ la cooperativa, in quel momento i debiti sono ancora gestibili. Quelli che vengono dopo fanno i veri debiti che portano al fallimento. Ma Turco dice che io e mia moglie abbiamo fatto “azioni di basso profilo” e che l’innalzamento del debito e l’abbandono delle cooperative fossero “per certi aspetti richiesti e per altri aspetti accettati come ineluttabili da Renzi e Bovoli”. Questa frase non solo è falsa ma è smentita dai documenti addotti dalla stessa accusa nel processo”.

“Mi sento in dovere di lasciare agli atti il mio dolore di uomo, marito e padre per il modo orripilante con cui il pubblico ministero Luca Turco si rivolge a mia moglie esprimendo un giudizio umano sulle sue doti di madre. E’ legittimo e doveroso che un pubblico ministero accusi l’imputata. Non è consentito dare un giudizio sulla madre”. “Ho ascoltato bene tutto il processo -prosegue Renzi. Il pm Turco ha detto che ognuno raccoglie ciò che semina. E’ l’ennesimo giudizio sferzante, moraleggiante, totalmente privo di valore giuridico che il pm Turco esprime nei confronti della mia storia personale. Io non giudico la sua”.

Dopo il padre di Matteo Renzi, anche Laura Bovoli, la madre, ha rilasciato dichiarazioni spontanee al processo per bancarotta fraudolenta e false fatturazioni in cui è imputata insieme al marito e altre 13 persone. “Il pm Turco mi giudica come madre con commenti che si sarebbe potuto risparmiare – ha detto Bovoli – perché non attengono al codice penale e non credo viviamo in uno Stato etico. Sindacare su come una donna sia stata una ‘buona madre’ per ciò che abbiamo fatto, dopo essere stati ingiustamente arrestati, è incommentabile”. “Il pm si erge a guardiano della morale, non del rispetto delle leggi dello Stato”, ha aggiunto Laura Bovoli sottolineando che poi “il pm non dice nulla sul mio coinvolgimento nella cooperativa Marmodiv perché sa che non c’entro nulla”. Turco, ha proseguito la madre del leader di Italia Viva, ignora “una storia di 30 anni di attività” di impresa “che nel 2024 avrebbe compiuto 40 anni se non avesse incontrato lo stesso pm che ha arrestato me, mio marito, indagato tre volte mio marito, indagato due volte mio figlio, indagato mio genero, indagato mia figlia”. Laura Bovoli ha poi elencato le inchieste che hanno riguardato la sua famiglia: “Marmodiv, traffico di influenze, Open, le conferenze di Matteo, il processo impropriamente definito Unicef”. Il pm Luca Turco non ha replicato. Il presidente del collegio Fabio Frangini, dopo aver autorizzato il deposito di alcuni documenti, ha dichiarato chiuso il dibattimento rinviando l’udienza al prossimo 24 luglio quando è prevista la sentenza.

Exit mobile version