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Toscana, apicoltura: approvate due graduatorie per sostegno e incentivi

microplastiche api

copyright:imagoeconomica

La Regione Toscana sostiene e incentiva l’apicoltura. Sono state, infatti, approvate due graduatorie: una, per l’acquisto di attrezzature, lavorazione, confezionamento e conservazione dei prodotti e l’altra per la transumanza degli apiari.

La prima graduatoria riguarda le domande presentate sul bando a sostegno dell’acquisto di attrezzature per la conduzione dell’apiario, per la lavorazione, il confezionamento e la conservazione dei prodotti dell’apicoltura. Delle 23 domande presentate, spiega una nota, ne sono state ammesse 22 e saranno finanziate per un importo complessivo di 125.157 euro.

La seconda graduatoria riguarda le domande presentate per la misura C, cioè la “Razionalizzazione della transumanza”. Si tratta di incentivi all’acquisto di arnie e attrezzature per l’attività di transumanza degli apiari. Sono 34 le domande ammesse delle 40 presentate dagli apicoltori nomadisti, ed è previsto un importo totale di circa 170mila euro.

“Nonostante il grave periodo di crisi dovuto anche alla pandemia – ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi – sono contenta di poter finanziare un numero alto di domande su un settore che sappiamo tutti quanto sia cruciale per l’agricoltura. L’apicoltura costituisce un fondamentale settore del comparto agricolo, sia per la capacità produttiva raggiunta sia per la nota funzione impollinatrice che le api svolgono a favore degli ambienti rurali, naturali e urbani. E i paladini delle api, apicoltori e apicoltrici che spostano le arnie da un campo coltivato all’altro durante le fioriture sono protagonisti di una pratica indispensabile alla produzione di cibo e alla sopravvivenza degli impollinatori.”

“Il nomadismo, se fino a qualche decennio fa poteva sembrare stravagante – ha concluso Saccardi -, ora che la popolazione mondiale delle api registra anno dopo anno un drammatico declino, sta diventando indispensabile per arginare i rischi di gravi ripercussioni sulla qualità e la quantità dei raccolti e, in ultima analisi, sulla possibilità che il pianeta abbia cibo a sufficienza per sfamarsi”.

 

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