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Toscana, aree interne producono 17% Pil, ma occupano occupano 67% territorio

aree interne

E’ quanto emerso dal rapporto ‘Le aree interne in Toscana: caratteristiche attuali e opportunità di sviluppo’ commissionato all’Irpet dalla commissione istituzionale per il sostegno, la valorizzazione e la promozione delle aree interne della Toscana, presieduta da Marco Niccolai (Pd), e presentato oggi in Consiglio regionale.

Nel complesso le aree interne (nord, sud e intermedie) costituiscono il 17% del Pil regionale, coprono il 67% del territorio e contengono un quarto della popolazione toscana.

Le aree interne, accomunate da una “sostanziale perifericità – si legge nel rapporto – si distinguono per significative differenze, sia dal punto di vista demografico che economico”. Quelle a nord “sono più spiccatamente montane, appenniniche, però anche più vicine alle aree maggiormente urbanizzate. Sono molto boscate e presentano alcuni insediamenti produttivi di stampo prettamente manifatturiero”.

Le aree a sud sono prevalentemente più collinari e più lontane dai grandi centri abitati. “Sono scarsamente popolate e caratterizzate da un ruolo centrale dell’agricoltura, che interagisce moltissimo con lo sviluppo turistico. Opportunità di sviluppo per filiera agroalimentare e turismo verde”.

L’ultimo gruppo, quello delle aree intermedie, riguarda aree meno disagiate e molto popolate: il Valdarno aretino, a forte specializzazione manifatturiera; la costa e isole e l’area del Chianti, più a economia agri-turistica. “Il destino di tutte queste aree – dice l’Irpet – dipende da due fattori: la dotazione di capitale naturale e competenze; la posizione meno più o remota dai grandi poli urbani”. Per il direttore di Irpet Nicola Sciclone “nelle aree interne c’è una presenza non trascurabile di manifatturiero che va salvaguardato e possibilmente consolidato”, ma, ha evidenziato, “l’accessibilità è un fattore chiave per determinare lo sviluppo ed evitare lo spopolamento”.

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