Nel 2020 le esportazioni di prodotti farmaceutici in Toscana hanno registrato un aumento del 33,2%, contro il -14% della regione Lazio, +7,6% della Lombardia e -20% della Puglia.
Meglio della media delle regioni italiane. L’impatto del covid sull‘export della Toscana c’è stato, ma non in maniera così drammatica come accaduto altrove. Nel 2020 si è registrato una diminuzione del 6,2% rispetto al 2019, con una performance meno negativa rispetto a Piemonte (-12,7%), Lombardia (-10,6%), Emilia-Romagna e Veneto (-8,2% per entrambe). E’ quanto emerge dall’analisi elaborata da EY, leader dei servizi professionali per le aziende, e Luiss Business school e presentata oggi in occasione dell’apertura dei lavori della prima tappa del roadshow ‘Imprenditori d’Italia’. Tra i principali distretti della Toscana emerge quello della moda insieme alla farmaceutica.
in particolare, nel 2020, le esportazioni di prodotti farmaceutici in Toscana hanno registrato un aumento del 33,2%, contro il -14% della regione Lazio, +7,6% della Lombardia e -20% della Puglia. il comparto farmaceutico e life science della Toscana, ricorda lo studio, costituisce il terzo polo nazionale dopo Lombardia e Lazio, con un totale di oltre 400 imprese attive e con un valore complessivo della produzione pari a circa 6 miliardi di euro.
Secondo lo studio, l’indice di capacità esportativa della regione Toscana (10%) è più basso del Lazio (38%) e lievemente superiore della Puglia (9%) e della Lombardia (7%). L’indice di specializzazione produttiva della Toscana è pari allo 0,04%, a fronte dello 0,08% della Lombardia, dello 0,05% del Lazio, dello 0,02% della Puglia. L’indice della presenza di grandi player del settore farmaceutico della regione Toscana è pari al 16% contro il 10% della regione Lazio e il 9,6% della regione Lombardia, percentuale che indica una maggiore attrattività della Toscana per grandi investitori. Il tasso di occupazione nel comparto farmaceutico è pari allo 0,6%, in linea con la Lombardia e indica come il peso del comparto in termini di occupazione sia limitato, ma in linea con le best practice regionali.
Tra i punti di forza lo studio evidenzia “il maggior numero di università con corsi di laurea in farmacia” presenti in Toscana rispetto alle altre regioni, e la ‘Toscana Pharma Valley’ che rappresenta la “prima rete di imprese del settore farmaceutico toscano e ricopre un ruolo strategico”. Tra le debolezza la presenza “limitata di aziende biotech ed il limitato supporto delle autorità nazionali”.
Sempre nel 2020 le esportazioni di prodotti tessili e della pelle hanno invece subito una contrazione pari al -25,5%, tuttavia, spiega l’analisi, la Toscana ha registrato un risultato migliore rispetto ai territori di riferimento: a fronte del 25% delle esportazioni della Toscana, si registra il 18% dell’Umbria, il 15% delle Marche e il 10% dell’Emilia-Romagna. L’indice di specializzazione produttiva per la Toscana è pari a 5,5%, dato in linea con le Marche (5,3%), e superiore di Emilia-Romagna e Umbria (1,5% e 2,4%); l’indice di presenza di grandi player nella filiera è pari a 0,19% per la Toscana, in linea con le Marche ma inferiore all’Emilia-Romagna (0,62%) e all’Umbria (0,42%). Sebbene le grandi aziende siano numericamente inferiori in proporzione al totale delle imprese, hanno un peso importante in termini di volumi, fatturato e occupazione: l’indice di occupazionale per il settore in Toscana è del 27%, contro il 7,8% delle Marche, il 4% dell’Umbria e il 2% dell’Emilia-Romagna. L’analisi evidenzia inoltre che in Toscana “esistono piccole realtà integrate in reti di filiera con livelli di digitalizzazione importanti” anche se tra i punti di debolezza del comparto sono indicate “la ridotta dimensione produttiva e il ritardo nell’innovazione”. L’offerta formativa del settore prevede “alcune iniziative legate al concetto di eccellenza artigiana e che sono sostenute dai brand del lusso”, mentre sul fronte della sostenibilità la Toscana “partendo dall’esperienza di Prato, può diventare una best practice a livello mondiale della moda green”.