Mar 5 Nov 2024
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ToscanaCronacaToscana: Giani sospende Capo di Gabinetto, "Chiarire presto"

Toscana: Giani sospende Capo di Gabinetto, “Chiarire presto”

Toscana, Giani: “Ho disposto che le funzioni di Capo di Gabinetto, fino ad ora svolte da Ledo Gori, siano attribuite in via transitoria al Direttore Generale della Regione, Paolo Pantuliano”. Lo ha dichiarato in una nota il presidente della Regione Toscana.

Gori è indagato dalla Dda di Firenze con l’accusa di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, nell’indagine per presunti smaltimenti illegali dei rifiuti conciari, nata nell’ambito di una più ampia inchiesta su infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana.

Riguardo alle indagini Giani ha detto: “Non esprimo opinioni, o commenti su una vicenda seria e complessa, perché ho piena fiducia nella magistratura e nel lavoro delle forze dell’ordine, con la speranza che sia fatta chiarezza il prima possibile”.

“Mi preme sottolineare – ha aggiunto Giani – che valuteremo già nelle prossime ore tutti gli interventi opportuni affinché la Regione Toscana possa sviluppare, come ha sempre fatto, un’azione coerente e finalizzata ad evitare qualsivoglia pericolo di infiltrazione vista la capacità delle organizzazioni criminose di penetrare nei tessuti imprenditoriali anche nei nostri territori, che abbiamo il dovere di preservare”.

Un asse di politica e interessi, secondo gli inquirenti, avrebbe legato la sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, a Ledo Gori, il capo di gabinetto della Regione Toscana, confermato nell’incarico dal presidente Eugenio Giani, e finito nell’inchiesta sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana con l’accusa di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio.

Dalle carte della procura distrettuale antimafia di Firenze e allegate agli atti del gip del tribunale, come riferisce “La Nazione”, dietro la conferma di Gori sulla poltrona di capo di gabinetto con l’arrivo del presidente Giani ci sarebbero anche le pressioni che la Deidda fece sull’allora candidato alla guida della Regione incontrato nel luglio del 2020, in piena campagna elettorale. Deidda ne parla con Aldo Gliozzi, direttore dell’Associazione conciatori, intercettati entrambi.

Il rischio è che Giani impieghi Gori “in un ruolo diverso”. Ma il sindaco racconta di aver ribadito che “Ledo bisogna che rimanga per fare tutto quello che ha fatto finora”. Gliozzi: “Più operativo”. Deidda: “Io ieri gli dissi: siccome lo so, lui ieri lo doveva dire ”fate dire ad Eugenio che è sicuro che Ledo… se è sicuro”, nel senso se ha trovato il ruolo”. “Perché il punto vero è questo – prosegue Deidda -: che noi finora s’ è avuto Ledo ed Enrico Pisani. Cioè ma lo sai che quelle altre province non vedeva l’ora che Enrico si levasse dalle palle, perché… è chiaro che c’è questa dinamica, e noi si è fatto una lista sempre per le guerre tra i tre… e devo dì che questo, Alessandro e Andrea hanno una paura muoiono… c’hanno messo proprio il carico da 90”.

Sempre la Deidda, intercettata, dice che i conciatori “erano stati generosi con la politica”: forse, si riferisce a finanziamenti alla campagna elettorale. Di sicuro, la questione Gori sembra di vitale importanza per le imprese del suo territorio. Il 15 ottobre, Gliozzi riferisce ad altri esponenti dell’Associazione Conciatori che il sindaco gli ha assicurato che “Ledo sarebbe rimasto fino alla pensione”. Nel marzo del 2020, annotano i carabinieri, Gliozzi e Maccanti avrebbero incontrato direttamente Eugenio Giani facendogli capire espressamente che il loro voto era vincolato alla conferma di Gori, che da capo di gabinetto guadagna 93mila euro di stipendio fisso annuo più bonus che variano tra i 15 e i 20mila euro in base ai risultati. Ma cosa avrebbe dovuto fare Gori per l’associazione? Secondo gli inquirenti, le partite d’interesse sono diverse. Ci sono le questioni relative alle autorizzazioni e le deroghe alle procedure di Autorizzazione integrata ambientale, ci sono soldi a fondo perduto destinati ai consorzi da far arrivare, ci sono nomine di dirigenti a capo degli organi di controllo. L’Arpat, ad esempio, è un ente che sta particolarmente a cuore ai conciatori, visto che, con la sede di San Romano-Montopoli è competente sulle verifiche (anche a sorpresa) all’impianto di depurazione di Aquarno. (Fonte Adkronos)

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