La fotografia che Regione, Anci Toscana ed Upi (ovvero le associazioni dei Comuni e delle Province), hanno scattato territorio per territorio, registrando i risultati raggiunti ma anche ciò che manca, i bisogni e le richieste.
In Toscana il 17 per cento dei Comuni ha già un documento per la transizione digitale approvato e il 31 per cento lo sta redigendo: quanto alle province, otto su dieci lo hanno già deliberato. Un Comune su due chiede approfondimenti o nuove funzionalità sui servizi regionali che già esistono (Start, Iris, Arpa fino Smart Regione). Tra le Province, otto sono interessate ad integrare i propri servizi sull’App Io, sei ad accrescere l’integrazione con Spid. Sempre sei province vorrebbero approfondire l’accesso alle banche dati di interesse nazionale.
Ma suscitano interesse, in un Comune su tre (36%), anche le piattaforme digitali regionali che riguardano lavori pubblici, adempimenti sugli appalti ed edilizia privata, ed ancor di più sull’attivazione di una piattaforma regionale di gestione dei concorsi a livello regionale che la Regione ha già in programmazione. Tutti i Comuni della Toscana infine chiedono alla Regione supporto anche sul fronte della sicurezza informatica: ugualmente le Province. Tre Comuni su quattro chiedono formazione su più temi.
E’ la fotografia scattata da Regione, Anci Toscana ed Upi (ovvero le associazioni dei Comuni e delle Province), dalla quale emerge anche che oltre quaranta Comuni hanno affrontato il tema dell’alfabetizzazione informatica dei cittadini con sportelli dedicati e più di cinquanta con iniziative dedicate alla terza età, ma anche rivolgendosi in più occasioni a giovani, studenti, stranieri, professionisti ed imprese. Oltre 140 Comuni hanno dichiarato di avere iniziative di wifi pubblico.“Numeri utili e che fanno riflettere – commentano il presidente Giani e l’assessore Ciuoffo – , luci e ombre che raccontano iniziative già in corso, la strada ancora da gare ed interessi sui fronti connessi ai prossimi avvisi Pnrr”. Presto in arrivo. “Con Anci – aggiunge Filippo Vagnoli – stiamo lavorando su tanti progetti, spesso in collaborazione con la Regione. Ma ora con il Pnrr abbiamo un’occasione irripetibile per fare un salto di qualità decisivo”. “Ci auguriamo – conclude – che si vorrà tenere conto di quanto emerge dalla ricerca: il tempo è poco e le criticità sono tante”. “Grazie ai fondi messi a disposizione con il Pnnr le pubbliche amministrazione potranno lavorare meglio – ricorda Puggelli per Upi -, ma anche i cittadini avranno vantaggi: perché potremo loro semplificare la vita e rendere meno burocratico l’approccio alla pubblica amministrazione”.
Quanto al cloud, ovvero lo spostamento di app, applicazioni e banche dati nella ‘nuvola’, un comune su quattro (26%) dichiara di avere una migrazione già in corso – il 5 per cento l’ha già anche già completata – e il 60 per cento richiede un supporto di formazione. Interessate anche le Province. La Regione offre a tutti i territori il Sistema Cloud Toscano, una serie di datacenter collegati e ad altissima velocità che ospita più di quattromila sistemi informativi virtuali e fisici, oltre 2 Petabyte di dati (ovvero due milioni di Giga, per utilizzare misure più familiari ai non addetti ai lavori) e più di trecento enti che li utilizzano.
“Con il Pnrr – sottolinea ancora il presidente della Toscana, Eugenio Giani – sono state stanziate risorse importanti per omogeneizzare la digitalizzazione del Paese. Il dialogo con i territori è comunque articolato, vanno conosciuti i singoli contesti e peculiarità per utilizzare al meglio e in modo mirato i fondi a disposizione. Questa ricerca sarà dunque di grande aiuto”.
L’Italia, per molti numeri ed indici, si colloca tra i titoli di coda d’Europa. “Dobbiamo fare ogni sforzo per uscirne. Ma il nostro obiettivo e la nostra prima preoccupazione è garantire pari diritti ed opportunità di innovazione digitale anche agli enti più piccoli e lontani dai grandi centri urbani – aggiunge l’assessore ai sistemi informativi della Regione, Stefano Ciuoffo – Non partiamo da ora: molto lavoro è già stato fatto, ma dobbiamo proseguire su questa strada di supporto capillare ed intermediazione, valorizzando le singole esperienze nelle frontiere dell’innovazione. E naturalmente dobbiamo aiutare i cittadini meno ‘digitali’, sostegno che stiamo fornendo con l’iniziativa “Connessi in buona compagnia””.