Assegni di ricerca per modernizzare le aziende e favorire la diffusione di soluzioni tecnologiche innovative, che si trasformeranno anche in nuovi posti di lavoro. La Regione Toscana ha riaperto il bando destinato a chi studia come utilizzare, a beneficio di micro, piccole e medie imprese del manifatturiero, il 5G.
A disposizione 672 mila euro per progetti di aggregazioni pubblico-private, per una spinta al rinnovamento del manifatturiero. La possibilitĂ di innovare attraverso l’utilizzo del 5: ovvero le connessioni ultraveloci mobili, ma anche l’analisi dei dati, l’intelligenza artificiale o la famosa blockchain, rivoluzione nata dal mondo dei bitcoin e delle criptovalute ma le cui potenzialitĂ possono essere assai piĂą ampie e non solo legate al mondo finanziario.
Il bando, pubblicato a settembre 2021, era scaduto il 3 novembre. A disposizione c’erano 812 mila euro per 29 assegni di ricerca: 28 mila euro per dodici mesi. Ne sono stati richiesti ed assegnati solo cinque e così la Regione ha riaperto i termini per presentare le domande, che saranno finanziate con i 672 mila euro rimasti. Per farsi avanti c’è tempo dal 1 febbraio 2022 fino alle ore 17 del 31 marzo. I progetti di ricerca, che saranno finanziati a fondo perduto, dovranno essere realizzati da organismi di ricerca pubblici in collaborazione con micro, piccole e medie imprese. Possono dunque presentare domanda le università statali, gli istituti di istruzione universitaria ad ordinamento speciale e gli enti di ricerca pubblici con sede legale o operativa in Toscana. Gli assegnisti devono essere laureati (laurea magistrale o vecchio ordinamento) e non aver ancora compiuto 36 anni quando sarà presentata la domanda.
Le domande si presentano attraverso il sito di Sviluppo Toscana, www.sviluppo.toscana.it.
“La competitività dei prossimi anni si baserà molto sull’innovazione e sulla capacità di innovarsi – commenta l’assessore all’economia della Toscana, Leonardo Marras – ed è necessario che questa rivoluzione coinvolga anche le imprese piccole, piccolissime a volte, e medie, che sono la parte numericamente predominante poi del nostro sistema economico”.