Una modifica alla legge regionale sugli appalti pubblici con l’obiettivo di valorizzare lavoro e aziende ed evitare che una gara trasformi in una corsa al ribasso sui costi della manodopera, della sicurezza e tutela della salute, ma anche sulla qualità dell’opera e dei servizi, oltre a una maggiore legalità.
E’ quanto approvato dalla Giunta toscana e illustrato oggi dall’assessore alla presidenza Vittorio Bugli. Il provvedimento, è stato spiegato, traduce in legge un protocollo d’intesa siglato a gennaio dalla Regione con associazioni di categoria e sindacati. Tra le novità viene introdotto il Durc di congruità, che analizza numero dei lavoratori dichiarati, importo dell’opera e versamenti contributivi per contrastare il lavoro sommerso ed irregolare. La sperimentazione riguarda gli appalti sopra i 2 milioni di euro. Viene rafforzata la clausola sociale, soprattutto per gli appalti di servizi, in modo da incentivare il riassorbimento della manodopera da un’azienda all’altra. Per favorire la partecipazione delle piccole imprese start-up alle gare si rafforza, soprattutto per i servizi, l’obbligo di suddividere la gara in lotti di dimensione adeguata. Previste premialità per raggruppamenti temporanei di piccole e micro imprese.
L’Osservatorio regionale sugli appalti, oltre a monitorare il mercato, segnalerà eventuali ‘anomalie’ rispetto alla media di gare analoghe. Inoltre viene introdotto un ‘patto di integrità’, che prevede una serie di obblighi che rafforzano comportamenti trasparenti e corretti sia per l’amministrazione che per gli operatori economici. Si garantisce con l’anonimato (la cosiddetta disciplina del ‘whistleblower’) il dipendente che segnali l’esistenza di illeciti di cui sia venuto a conoscenza. Bugli ha ricordato che “gli appalti per lavori e forniture e servizi in Toscana nel 2017, ultimo dato disponibile, sono stati 9100, rappresentando circa il 5% del Pil 2017, per un valore di 6,1 miliardi di fatturato. Nel 2018 registriamo una crescita di circa il 10%”.