Il presidente di Confartigianato Firenze, Alessandro Vittorio Sorani spiega: “titolari di imprese artigiane devono conciliare lavoro e famiglia, c’è necessità di realizzare un nuovo welfare, che faccia leva sull’innovazione digitale”.
Con 15.324 imprenditrici artigiane la Toscana è la quinta regione in Italia per numero di donne titolari di imprese artigiane. Lo rivelano i dati pubblicati dell’Osservatorio Confartigianato Donne Impresa. Sono il 14% in più rispetto a dieci anni fa e il trend aumenta di anno in anno.
In un quadro, precisa la nota di Confartigianato, che vede le donne italiane incoronate come le più intraprendenti d’Europa, le imprenditrici artigiane italiane rappresentano il 21,5% delle donne titolari di impresa, le toscane sono invece il 25,7%. E se le imprenditrici artigiane rappresentano il 20,9% degli imprenditori artigiani italiani, la Toscana è tra le regioni nelle quali l’incidenza delle imprese artigiane in rosa è più alta.
Le imprese artigiane al femminile in Toscana sono il 37% nel settore manifatturiero, il 46% in quello dei servizi alle persone. In sei province oltre un terzo del totale delle titolari di impresa è impegnato nel manifatturiero: le prime due sono Prato (73,4%) e Firenze (45%), seguono Fermo (44,5%) e Arezzo (36,6%). Sempre secondo l’associazione le donne con cariche nelle imprese artigiane in Toscana sono 31.430 (il 22,5% dei dirigenti)
In 52 province su 105 viene superata l’incidenza media delle donne con cariche nelle imprese artigiane sul totale degli imprenditori delle imprese artigiane del 20,9% e le incidenze maggiori sono quelle di Prato (28,1%) e a Fermo (25,4%), dove le donne sono oltre un quarto degli imprenditori artigiani.
“A trainare il lavoro indipendente femminile sono le titolari di imprese artigiane che si trovano però a fare i conti con un welfare che non le aiuta a conciliare il lavoro con la cura della famiglia – spiega il presidente di Confartigianato Firenze, Alessandro Vittorio Sorani – per questo è importante sostenere come Confartigianato la necessità di realizzare un nuovo welfare, che faccia leva sull’innovazione digitale con piattaforme dove si incontrano domanda e offerta di servizi utili a semplificare la vita delle madri che lavorano”.